Maria Antonietta Cutillo poteva salvarsi: caricabatterie non a norma, indagate 5 persone
Maria Antonietta Cutillo poteva salvarsi? Se il suo caricabatterie fosse stato a norma si. Le ultime notizie dopo la morte della ragazza folgorata nella vasca da bagno
Sono andate avanti per mesi le indagini per la morte della giovane Maria Antonietta Cutillo e oggi, emerge una verità scioccante sulla vicenda. Una vera e propria svolta, nella vicenda di Montefalcione. Maria Antonietta Cutillo, una giovane di 16 anni con un futuro promettente, è rimasta fulminata mentre parlava al cellulare nella vasca da bagno di casa sua lo scorso 2 maggio. Le autorità locali avevano inizialmente classificato la morte come un tragico incidente, ma ora emergono dettagli scioccanti.
Secondo le recenti indagini condotte dalla Procura di Avellino, la morte di Maria Antonietta è stata causata dalla caduta in acqua del suo telefono cellulare, che era collegato a un caricabatterie tramite un cavo. Tuttavia, l’elemento cruciale in questa tragedia sembra essere il caricabatterie stesso. Se le componenti elettriche di quel caricabatterie fossero state a norma, la giovane si sarebbe potuta salvare.
A causare la morte di Maria Antonietta Cutillo un caricabatterie non a norma
I carabinieri della compagnia di Mirabella Eclano hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo, emesso dal gip del Tribunale di Avellino, nei confronti di cinque imprenditori operanti in Toscana e in Lombardia, quattro dei quali di origine cinese. Questi imprenditori sono ora indagati per il reato di omicidio colposo, oltre ai reati di frode in commercio e vendita di prodotti industriali con marchi mendaci.
I sequestri sono stati effettuati in varie località, tra cui Calenzano e Sesto Fiorentino in provincia di Firenze, Pontedera in provincia di Pisa e Trezzano sul Naviglio in provincia di Milano. Il provvedimento cautelare ha portato al sequestro di un gran numero di caricabatterie di fabbricazione cinese che sono risultati non conformi agli standard di fabbricazione comunitari, potenzialmente pericolosi per gli utenti.
Le indagini, condotte dai militari della Compagnia di Mirabella Eclano e coordinate dalla Procura di Avellino, si sono avvalse del contributo del Reparto tecnologie informatiche del Racis. Questi esperti hanno accertato la presenza di difetti di fabbricazione in uno dei componenti interni del caricabatterie utilizzato dalla giovane. In particolare, il condensatore ceramico a disco di questo specifico prodotto di importazione cinese è stato trovato difettoso, a causa della scarsa qualità tecnica del materiale con il quale è stato realizzato.
Secondo il giudizio del Racis, se il condensatore interno del caricabatterie fosse stato costruito utilizzando componenti elettrici in conformità con i criteri tecnici previsti dal decreto legislativo 86/2016, la scarica elettrica che ha causato la morte della giovane Maria Antonietta non si sarebbe verificata.
Inoltre, i dispositivi sequestrati sono risultati privi di foglio di istruzioni d’uso, avvertenze di sicurezza e dichiarazioni di conformità “Ce”, come richiesto dalle normative. Inoltre, mancava la marcatura di “classe Y” che le norme tecniche richiedono per i dispositivi elettronici di tale specie.
La comunità di Montefalcione è ancora sotto shock per questa terribile tragedia, ma ora si spera che l’indagine e il sequestro dei dispositivi pericolosi portino a una maggiore consapevolezza sulla sicurezza dei dispositivi elettronici e a una maggiore responsabilità da parte dei produttori nel rispetto delle norme di sicurezza. Nel frattempo, la famiglia di Maria Antonietta cerca giustizia per la perdita insensata della loro amata figlia.