Verità e giustizia per Rita Atria: è la settima vittima della strage di Via d’Amelio, l’appello della sorella
La sorella di Rita Atria non si arrende e cerca ancora giustizia e verità per la ragazza: è la settima vittima della strage di Via d'Amelio
E’ una battaglia per la quale tutti noi dovremmo dare una mano quella che sta conducendo Anna Maria Rita Atria, la sorella di Rita, che è morta solo una settimana dopo la strage di Via d’Amelio. “Vorrei sapere cosa è successo davvero a mia sorella” dice oggi la donna, che negli ultimi mesi è stata anche ospite di Chi l’ha visto per raccontare la storia di sua sorella. Rita aveva solo 17 anni quando è stata trovata morta e con troppa facilità si era parlato di un suicidio. Ma questa, è una brutta storia, una storia che si intreccia con quella di Paolo Borsellino.
La storia di Rita Atria morta una settimana dopo Paolo Borsellino
“Ci dissero che si era suicidata per il dolore causatole dalla morte del magistrato Paolo Borsellino. Ma io non ne sono convinta”. A parlare a Tgcom24 è Anna Maria Rita Atria, sorella di Rita Atria, la testimone di giustizia di 17 anni morta il 26 luglio del 1992, una settimana dopo la strage di via D’Amelio. Che aggiunge: “Vorrei trovare il fidanzatino di Rita, Gabriele. E anche una istruttrice di nuoto, Ivana. Con loro si confidava. Potrebbero aiutarmi a fare chiarezza”.
Ma perchè Rita è morta? Rita era diventata una testimone di giustizia e aveva lasciato la Sicilia insieme a sua cognata. Erano state portate a Roma, dove avevano ricominciato la loro vita. Rita aveva frequentato la scuola e aveva all’epoca anche un fidanzatino. Certo non era facile stare in quel posto, come lei stessa aveva raccontato sui suoi diari, ma la vicinanza a Paolo Borsellino le dava la forza per credere nella giustizia. Dopo la morte di Giovanni Falcone tutto era cambiato e Rita aveva paura. Sapeva che se fosse accaduto qualcosa anche a Paolo Borsellino, lei avrebbe perso tutto. E infatti, il timore della sorella di Rita d’Atria, che da anni si batte per avere giustizia, è proprio quello che sua sorella, solo 7 giorni dopo l’attentato di via d’Amelio, sia stata uccisa.
La sorella di Rita vuole la verità
Un anno fa, Anna Maria Rita Atria ha presentato, insieme alla co-fondatrice dell’Associazione antimafia Rita Atria, Nadia Furnari, un esposto alla Procura di Roma per chiedere la riapertura delle indagini sulla morte di sua sorella, che è conosciuta come la “settima vittima di via d’Amelio”. Anna Maria Rita è convinta che nessuno abbia indagato realmente su questa storia, lo dimostrerebbero anche i verbali delle indagini e tutto quello che successe dopo, quando la morte di sua sorella fu etichettata con troppa facilità come un suicidio. Ma seppur molto impaurita, Rita, a detta di chi la conosceva, non aveva nessun motivo per togliersi la vita mentre c’erano tanti motivi che avrebbero potuto portare altre persone a ucciderla.
L’appello a chi conosceva Rita nel suo periodo romano
Nella sua intervista a Tgcom24 la sorella di Rita lancia questo appello:
È importante che Gabriele e Ivana si facciano vivi, che ci dicano che cosa sanno e ci aiutino a capire che cosa è successo a Rita. Potrebbero dare un importante contributo nella ricerca della verità. In fondo un po’ glielo devono, se non altro per il coraggio che mia sorella ha avuto nel portare avanti le sue scelte. Scelte che ha pagato con la vita
Rita è la settima vittima di Via d’Amelio?
Chi ha seguito questa storia sin dal primo giorno, non ha dubbi: Rita è la settima vittima della strage di Via d’Amelio. Figlia del boss don Vito Atria, ucciso a Partanna, in Sicilia, il 18 novembre del 1985 in un regolamento di conti. Sorella di Nicola Atria, morto in un agguato il 24 giugno del 1991. Dopo la morte di suo fratello, e dopo che la moglie di lui, che ha visto i killer, ha iniziato a collaborare con la giustizia, Rita decide di raccontare ai magistrati tutto quello che sa sulla mafia. Approfitta del fatto che sua madre le ha preso in affitto una stanza a Sciacca per permetterle di frequentare l’istituto alberghiero e va dai carabinieri. Da qui viene portata in Procura. E poi inizia la sua vita da testimone di giustizia, una nuova vita che la porterà a Roma dove però purtroppo, verrà ritrovata morta, solo una settimana dopo la strage di Via d’Amelio, quando quel giudice che lei credeva essere la sola persona capace di proteggerla, era stato ucciso.