Parla Annamaria Vacchiano che ha denunciato la situazione di Marzia: “Ho paura che mia madre mi ammazzi”
La figlia d Barbara Vacchiano racconta di come ha trovato il coraggio per denunciare la sua famiglia me adesso ha paura, ha paura di essere uccisa come Marzia
La storia di Marzia Capezzuti ha lasciato sconvolta l’Italia intera e ancora oggi, ci si chiede come sia stato possibile. Come sia stato possibile che per mesi e mesi, una ragazza di 29 anni fosse torturata, seviziata, picchiata, maltrattata. Oggi chi parla racconta di una schiava, di una donna ridotta ai minimi termini. E parla anche Annamaria Vacchiano, la figlia di Barbara, la donna che è in carcere con l’accusa di aver ucciso insieme ad altre persone Marzia Capezzuti. C’era lei al telefono con il fratellastro, mentre il 15enne raccontava di come Marzia è stata uccisa. Al Mattino, la giovane Vacchiano racconta che da anni aveva un pessimo rapporto con sua madre e che non viveva da tempo in quella casa ma che la frequentava. Si era resa conto che negli ultimi mesi Marzia non era più quella di prima e aveva provato a fare qualcosa. Aveva anche cercato, racconta nella sua intervista per il Mattino, a portarla via, insieme a sua cognata ( che è sorella del suo compagno ma anche fidanzata di suo fratello Vito, in carcere per altri reati). Annamaria è finita al centro delle indagini anche per via di un prelievo, fatto con il bancomat di Marzia. La ragazza dice che le servivano 50 euro, e che sua madre l’ha portata a prelevare ma non si era resa conto che quel Bancomat era di Marzia ( le sfugge però che su ogni tessera c’è scritto il nome del proprietario).
Come Annamaria Vacchiano ha denunciato i suoi familiari e quello che succedeva nella casa degli orrori
Al Mattino, la ragazza ha raccontato: “Dopo la denuncia anonima che feci arrivare ai carabinieri attraverso l’avvocato De Martino. Qualche tempo prima avevo assistito alla scena in cui mia madre fece ingoiare a Marzia la cicca di sigaretta accesa e pensai: basta. Non ricordo se era il 22 o il 28 marzo quando l’avvocato del centro antiviolenza andò dai carabinieri e le dissero che si sarebbero attivati, pensavo che salvassero subito Marzia invece le cose sono andate diversamente…“.
Annamaria ha poi iniziato a pensare che a Marzia, fosse successo qualcosa, quando non l’ha più vista in casa. Lei portava comunque il figlio lì, nonostante tutto. E spiega: “Poi ha iniziato a raccontare tante bugie: l’ho data in pasto ai porci. È morta. E via dicendo… Mia madre in quel periodo vietò a mio fratello di 15 anni di sentirsi con me. Allora capii tutto”. Nella sua intervista per Il Mattino, la ragazza racconta anche della telefonata che è diventata poi una delle prove schiaccianti contro tutta la famiglia: “In quella videochiamata ho cercato di stuzzicare mio fratello: ero convinta che sapesse ma non pensavo fosse stato coinvolto. C’è stato un momento in cui non volevo neanche sentire ciò che mi stava dicendo. Non volevo crederci. Già non è possibile che mia madre abbia ucciso e torturato una ragazza innocua figuriamoci poi a sentire che era coinvolto anche mio fratello....”.
La ragazza ha raccontato di esser stata lei a registrare direttamente con il suo telefonino quella video chiamata, in modo da avere le prove. Ha usato un altro account instagram e poi ha registrato tutto. La ragazza ha trovato il coraggio di rivolgersi alle forze dell’ordine e poi, parlando con il magistrato Licia Vivaldi ha capito che quello non sarebbe stato un tradimento verso la sua famiglia ma che avrebbe aiutato a fare giustizia per Marzia.
Quando viene fatto notare ad Annamaria che il suo è stato un atto di coraggio, la ragazza non nasconde la sua paura e rivela: “Non lo so. Io ho ancora tanta paura. Ho paura che mia madre esce e mi ammazza. Ho paura di quello che può pensare di me. La notte ho gli incubi e rivedo davanti ai miei occhi la scena di Marzia che veniva strangolata, di mio fratello che mi viene strappato dalle braccia. Io Marzia volevo salvarla… e non ci sono riuscita...”.