Attualità Italiana

Il dolore della mamma di Giovanni ucciso da una soldatessa americana ubriaca: “Voglio giustizia in Italia”

Si aspettano giustizia i genitori di Giovanni dopo che il ragazzo è stato travolto e ucciso da una soldatessa americana ubriaca alla guida

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E’ più che comprensibile il dolore che la famiglia di Giovanni sta affrontando in queste ore. Quando un ragazzo di 15 anni esce di casa per una serata di divertimento in discoteca, non ti aspetteresti mai di ricevere quella telefonata che ti cambia la vita. Ma purtroppo ai genitori di Giovanni Zanier è accaduto. Il ragazzo, è stato travolto e ucciso mentre era in strada, rientrava a casa a piedi. E’ stato ucciso da una soldatessa americana che era al volante ( l’alcol test rivelerà che la donna era ubriaca alla guida). “Voglio giustizia e la voglio in Italia. Poi, se riterranno, la processino anche nel suo Paese. So che niente mi restituirà mio figlio. Ma chi lo ha ucciso deve essere condannato dal nostro tribunale e scontare per intero la pena”. Sono queste le parole in una intervista a Repubblica di Barbara Scandella, la mamma di Giovanni Zanier. Il ragazzo è stato travolto mentre spingeva la bici di un amico lungo la pista ciclabile.

Il dolore della famiglia di Giovanni Zanier che adesso chiede giustizia in Italia

La tragedia + accaduta a Porcia vicino Pordenone. Alla guida dell’auto che ha ucciso Zanier c’era una soldatessa di 20 anni americana da qualche mese alla vicina base di Aviano. Ora si trova sottoposta agli arresti domiciliari per omicidio stradale: nel suo sangue un tasso alcolico pari a 2,09 grammi di alcol per litro di sangue,  quattro volte il consentito. I genitori di Giovanni raccontano che lo avevano accompagnato in discoteca e che poi aspettavano una sua chiamata per il ritorno a casa ma il ragazzo, insieme a un amico, aveva deciso di rientrare a piedi.

Adesso i genitori di Giovanni vogliono giustizia: “Pretendo che sia l’Italia a giudicarla, infliggendole quanto si merita. E pretendo anche che, una volta condannata, resti in carcere per tutta la durata della pena. Anche se devo ammettere che, con quello che si sente, non ho grande fiducia”.

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