Attualità Italiana

Arriva il “prof esperto” nelle scuole: che cosa farà? Docente esperto, guadagno maggiore

Nel decreto legge aiuti Bis si parla anche della figura del prof esperto: la norma non sembra essere valutata da tutti in modo positivo

il professore esperto

Si sta parlando molto nelle ultime ore di una nuova figura che dal prossimo anno scolastico potrebbe arrivare in tutte le scuole. Tutto parte dal Decreto Aiuti Bis, nel quale appunto, si parla per la prima volta della figura di un professore esperto, un docente esperto ( si intende ovviamente professore o professoressa) appunto, con un ruolo diverso dagli altri. Nel decreto aiuti, ci sono diverse norme che riguardano proprio il mondo della scuola e tra le indicazioni, anche il suggerimento di assumere una nuova figura professionale.

Tra le nuove proposte, figurano una revisione delle norme sulla  formazione continua degli insegnanti, appena introdotte con la riforma legata al Pnrr, e la nascita della  figura del “docente esperto” che guadagnerà 5.650 euro in più sotto forma di  “assegno annuale ad personam”. Come succede spesso in questi casi, e come è successo in passato, questa proposta, non è piaciuta a molti e nelle ultime ore, sono già arrivate le prime dimostranze.

Chi è il prof esperto e che cosa farà

Cosa sappiamo finora? I professori “esperti” non potranno essere più di 8mila (si parte dall’anno scolastico 2032-33 motivo per il quale tutto questo potrebbe non succedere mai) e saranno selezionati tra i docenti di ruolo che “abbiano conseguito una valutazione positiva nel superamento di tre percorsi formativi consecutivi e non sovrapponibili”. Prevista una somma  “una tantum” accessoria da stabilire con i contratti, tra il “10 e il 20%”, per chi completa un percorso triennale.

Il presidente di Anief, Marcello Pacifico ha già spiegato che si chiederà che la norma venga stralciata dal decreto.

“Nella bozza di testo licenziata dal Consiglio dei Ministri non c’è un euro per la scuola ma soltanto una modifica, peraltro non urgente, dal 2032, della riforma del PNRR relativa alla formazione incentivata che porterà all’erogazione del famoso assegno una tantum (dal 10 al 20% del salario medio), di 5.650 euro a un insegnante individuato come esperto per ogni scuola, con criteri definiti con semplice decreto ministeriale se entro un anno non viene emanato un regolamento e nelle more che la norma sia recepita nel contratto” ha detto. E ancora: “Di qui il merito di incostituzionalità palese della norma per non parlare del merito dei contenuti, l’introduzione di uno stato giuridico che a dispetto di tutte le altre figure professionali (i vicari ad esempio), introduce una carriera tra gli insegnanti senza dibattito con i rappresentati dei lavoratori e modificando surrettiziamente una legge modificata con il pieno sostegno del Parlamento e legata ai finanziamenti comunitari. Si ricorda peraltro che in passato la modifica dello stato giuridico (che almeno era organica) introdotta con la legge 53/2003, fu abrogata nella legislatura successiva (XV). Tutto ciò è irricevibile, porterà alla mobilitazione del personale in autunno e alla chiusura di plessi, classi e istituti dopo la verifica dello stato di sicurezza degli edifici da parte delle RSU”.

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