Impianti sciistici chiusi: cosa cambia dal 26 ottobre 2020
Impianti sciistici chiusi: cosa cambia dal 26 ottobre 2020. Ecco le ultime notizie
Le immagini arrivate ieri dalla Valle d’Aosta con gli impianti sciistici presi d’assalto, hanno fatto molto discutere. E forse anche per questo motivo nel nuovo DPCM firmato nella notte dal Premier Conte, si è deciso di prendere una soluzione drastica con la chiusura di questi impianti. Sulla versione definitiva del nuovo decreto, che entrerà in vigore da domani 26 ottobre 2020 e durerà fino al 24 novembre 2020, si legge che: “sono chiusi gli impianti nei comprensori sciistici“.
Il Premier ha auspicato che queste misure possano poi cambiare alla fine del mese di novembre, esortando tutti a rispettare le regole. Solo evitando il più possibile l’incontro, l’assembramento e ogni occasione di possibile contagio, si potrà abbassare l’indice RT.
IMPIANTI SCIISTICI CHIUSI: ECCO COSA CAMBIA DAL 24 NOVEMBRE 2020
C’è però una eccezione: possono essere “utilizzati solo da parte di atleti professionisti e non professionisti, riconosciuti di interesse nazionale dal Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), dal Comitato Italiano Paralimpico (CIP) e/o dalle rispettive federazioni per permettere la preparazione finalizzata allo svolgimento di competizioni sportive nazionali ed internazionali o lo svolgimento di tali competizioni“. Gli impianti sono aperti agli sciatori amatoriali solo subordinatamente all’adozione di apposite linee guida Regioni o dalla Conferenza delle regioni e delle province autonome, idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio e comunque in coerenza con i criteri di cui all’allegato 10, tenuto conto delle diverse tipologie di strutture ricettive, questo quanto si legge sulla versione definitiva del Dpcm firmata dal premier.
Non solo gli impianti sciistici: stop da domenica o lunedì delle attività di palestre, piscine, impianti nei comprensori sciistici, centri natatori, centri benessere, centri termali, “fatta eccezione per l’erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza, nonché centri culturali, centri sociali e centri ricreativi”.