Come funzionava la truffa sui diamanti che ha coinvolto diversi personaggi dello spettacolo
Ecco come funzionava la truffa sui diamanti, che vede protagoniste ben cinque banche di Milano e che ha visto coinvolti personaggi noti dello spettacolo
A Milano, per quanto riguarda il caso sulla truffa sui diamanti, sono indagate ben cinque banche con l’accusa di aver aumentato il valore dei preziosi. Stando alle ultime notizie, la Guardia di Finanza ha sequestrato 700 milioni agli istituti. Si parla al momento, non tanto di truffa, ma di un raggiro, che sarebbe stato organizzato ai danni di risparmiatori e investitori. Tra i nomi figurano quelli di Federica Panicucci, Vasco Rossi, Simona Tagli e Diana Bracco. Ma come funzionava questo raggiro sui diamanti in cui sono incappati anche diversi personaggi del mondo dello spettacolo?
ECCO COME FUNZIONAVA LA TRUFFA SUI DIAMANTI CHE HA VISTO PROTAGONISTI NOTI PERSONAGGI DELLA TV E DELLA MUSICA
Il Nucleo di Polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza ha sequestrato a Milano più di 700 milioni di euro a cinque banche: Banco Bpm, Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps e Banca Aletti. Secondo Riccardo Targetti, procuratore aggiunto, e il pm Grazia Clacicco sono due le società che avrebbero preso in giro i risparmiatori aumentando il valore dei diamanti, con l’aiuto delle banche. Stiamo parlando della Intermarket Diamond Business spa (IDB) e della Diamond Private Investement (DPI). Questa inchiesta penale sta seguendo gli accertamenti dell’Antitrust, che aveva multato le società venditrici e le banche per più di 15 milioni di euro. Nell’anno 2016, il programma tv Report aveva fatto un confronto tra i prezzi di listino dei diamanti venduti dalla IDB e dalla DPI, a parità di carato, purezza e brillantezza, e le quotazioni di Rapaport, il listino internazionale dei diamanti riconosciuto in tutto il mondo. Da questo confronto era emerso che quelli venduti dalle due società avevano un prezzo doppio rispetto a quello indicato da Rapaport. L’Antitrust aveva, dunque, rivelato che chi li aveva acquistati per rivenderli poi sul mercato, rischiava di perderci. Per tale motivo, l’investitore era costretto a ricollocarli attraverso la stessa società che glieli aveva venduti, pagando delle commissioni molto alte per il disinvestimento.
Sempre secondo l’Autorità, gli istituti di credito rappresentavano il principale canale per la vendita dei diamanti per entrambe le società di cui usavano il materiale informativo per i preziosi, svolgendo il ruolo di intermediari. Questa sarebbe l’ipotesi su cui starebbe lavorando la Procura. Al centro dell’inchiesta ci sarebbero i fatti tra il 2012 e il 2016. Mentre tra gli indagati vi è Maurizio Faroni, direttore generale di Banco Bpm, il quale è accusato di autoriciclaggio.
Il sequestro, per l’ipotesi di reato di truffa, è stato ripartito in 149 milioni per la IDB, 165 milioni per la DPI, 83,8 milioni per il Banco Bpm e la Banca Aletti, 32 milioni di Unicredit, 11 milioni per l’Intesa Sanpaolo, 35,5 milioni per Mps. Per quanto riguarda l’ipotesi di autoriciclaggio il sequestro riguarda la IDB per 179 milioni e la DPI per 88 milioni.