Giallo sul caso di Nathan Labolani: il 18enne aveva con sé un fucile
Si apre un nuovo giallo nel caso di Nathan Labolani, il 18enne morto durante una battuta di caccia al cinghiale. Il ragazzo era armato di fucile
In queste ultime ore spunta il giallo del fucile trovato accanto al ragazzo, Nathan Labolani, morto domenica mattina, 30 ottobre, durante una battuta di caccia al cinghiale. L’arma è stata prontamente sequestrata dai carabinieri e ora si cercano delle prove su quanto accaduto. Infatti, si pensa che il fucile fosse in mano proprio del 18enne. Secondo i testimoni, che hanno chiamato subito i soccorsi, il fucile l’avrebbe avuto proprio la vittima. Questo dettaglio va a cambiare le prime ricostruzioni dell’accaduto, che vedevano il 18enne raggiungere i boschi per una semplice escursione.
GIALLO SUL FUCILE TROVATO A FIANCO DI NATHAN LABOLANI ULTIME NOTIZIE: CAMBIANO LE IPOTESI SULLA MORTE DEL 18ENNE DURANTE LA BATTUTA DI CACCIA AL CINGHIALE
Le ultime notizie annunciano un giallo su Nathan Labolani morto domenica mattina durante una battuta di caccia al cinghiale nei boschi di Apricale, in provincia di Imperia. Accanto al giovane è stato trovato un fucile, che secondo i testimoni apparteneva proprio a lui. I carabinieri di Ventimiglia hanno così sequestrato l’arma, la quale verrà sottoposto a diversi esami per comprendere l’effettiva appartenenza alla vittima. In particolare, sappiamo che le forze dell’ordine sono alla ricerca delle tracce biologiche. Per avere delle conferme, però, ci vorrà diverso tempo. Se risultasse che, appunto, Nathan Labolani era armato le ricostruzioni degli inquirenti cambierebbero. Si andrebbe dunque a pensare che quella del 18enne non era una semplice escursione nel bosco. Lo scenario resta tutto da verificare. I carabinieri hanno perquisito la sua abitazione. Si tratta di un atto che non trova alcuna giustificazione nella ricostruzione di un normale incidente. Secondo qualche testimonianza, Nathan era in possesso anche di alcune munizioni. Al momento il riserbo degli investigatori è assoluto.
I cacciatori di Camporosso smentiscono l’ipotesi che il 18enne cacciava in una delle squadre del posto. Luciano Bacigaluppi, un capo squadra, ha rivelato ai carabinieri che il ragazzo non cacciava con loro. L’uomo afferma che il suo gruppo ha cacciato insieme a quello di Perinaldo. In tutto potevano essere 25 o 26 persone, su un’area molto estesa con circonferenza di 3 km. “Sappiamo sempre dove siamo tutti, ci sentiamo via radio”, ha concluso Bacigaluppi. Pertanto, è possibile che il 18enne stesse cacciando in compagnia di un’altra persona. Solitamente la caccia al cinghiale avviene proprio in coppia: uno attende la preda e l’altro spara.