I funerali di Martina e Alessia senza mamma Antonietta: commozione e lacrime per le piccole uccise dal loro papà

I funerali di Martina e Alessia senza mamma Antonietta: commozione e lacrime per le piccole uccise dal loro papà. Le ultime notizie da Cisterna di Latina

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Avrebbe dovuto proteggerle, le ha uccise. Avrebbe dovuto amarle, ha spezzato loro la vita. Avrebbe dovuto essere una guida, ha impedito loro di avere un futuro. Oggi l’ultimo addio alle piccole Martina e Alessia Capasso, le bambine uccide dal loro papà, il carabiniere Luigi Capasso che è entrato nella casa di Cisterna di Latina dopo aver ferito quasi mortalmente sua moglie. Si è diretto verso la camera da letto dove la più piccola dormiva, le ha sparato senza pietà. Nel frattempo la bambina più grande si è svegliata, si è resa conto di quello che stava accadendo. Di fronte ai suoi occhi l’immagine di un padre mostro che stava per toglierle la vita. Poi gli spari, il silenzio, il sangue. Le due piccole sono angeli volati in cielo. Oggi i loro funerali  tra commozione, lacrime e fiori. Palloncini bianchi e rosa che volano verso il cielo. Lo stesso cielo al quale mamma Antonietta dal letto del suo ospedale avrà rivolto lo sguardo per chiedere una sola cosa: perchè. 

Lei madre e moglie oggi è nel suo letto in ospedale, così martoriata nell’animo e nel corpo da non poter neppure lasciare la struttura per le esequie delle sue figlie. Lei che quella maledetta mattina è uscita di casa pensando che per pranzo avrebbe riabbracciato le due creature. Antonietta sa ma nulla può fare di fronte al male.

Non è stato semplice per il parroco celebrare i funerali delle due bambine. Ma lo ha fatto e ha cercato, come si fa in questi casi, di trovare parole di consolazione. “Preghiamo anche per il padre” ha detto il sacerdote. Dopo un attimo di silenzio e commozione, don Livio Fabiani ha dichiarato: “Scusate ma la famiglia ha perdonato. “E’ con grande emozione che tributo l’estremo saluto terreno ad Alessia e Martina, due bambine da me conosciute e amate. Alessia, battezzata e comunicata da me, il 6 maggio avrebbe dovuto ricevere il sacramento della cresima e Martina a settembre avrebbe iniziato il suo cammino di catechesi parrocchiale. Ora è tutto finito. Ma è davvero tutto finito?”.

“Sono prete, ma non sono abituato alla morte” – “Sono circa 50 anni – ha proseguito il parroco – che sono sacerdote ed ho celebrato tanti funerali: funerali di persone suicide o uccise, di persone morte tranquillamente sul loro letto o tragicamente in incidenti vari, persone morte dopo una lunga malattia o morte all’improvviso senza che nessuno se ne accorgesse, giovani e anziani. Qualcuno potrebbe pensare che ormai sono abituato alla morte. No, non sono abituato! Quando vedo una bara bianca un senso di ribellione mi assale e tanti perché affollano la mia testa. Perché? Mi chiedo e so che questo succede anche a voi, fratelli miei”.

Non doveva andare così, ora siamo tutti un po’ più soli qui, è la frase di una canzone di Eros Ramazzotti che campeggia su uno striscione davanti alla chiesa di Cisterna di Latina. La chiesa intitolata a San Valentino, patrono dell’amore. In questa storia è proprio l’amore che è mancato: l’amore non ti fa uccidere, l’amore non è gelosia e possesso, l’amore non ti fa premeditare un folle gesto, un triplice omicidio. Quello non è amore. 



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