Processo d’appello per Massimo Bossetti: la sua rabbia, la foto satellitare e le nuove prove della difesa
Processo d'appello per Massimo Bossetti: la sua rabbia, la foto satellitare e le nuove prove della difesa. Ecco le ultime news
Lo avevano annunciato i legali di Massimo Giuseppe Bossetti, nulla sarebbe stato lasciato al caso, la difesa è davvero pronta a tutto pur di dimostrare l’innocenza del muratore. Si torna in aula, il clima è teso a pochi minuti dalla prima udienza per il processo d’appello che vede imputato Bossetti. L’accusa, rappresentata dal procuratore generale chiede che venga riconfermata la condanna di primo grado, ergastolo, e che venga aggiunta anche la pena per la calunnia. Bossetti non ci sta, si infervora quando sente parlare il procuratore e viene richiamato. In aula 200 persone, quasi tutte innocentiste per sostenere Massimo Bossetti. Il pg ha detto in aula che Yara Gambirasio è stata uccisa “per motivi che solo” l’imputato “sa e potrebbe dire se volesse confessare”. Martani ha quindi chiesto il riconoscimento del reato di calunnia caduto in primo grado.
E poi c’è Marita Comi, che arriva in aula scortata da Denti, lei e Massimo sono molto vicini, riescono anche a sfiorarsi per qualche istante. Marita però non rilascia dichiarazioni. In aula ci sono anche mamma Ester e la sorella di Bossetti Laura, confermano le loro posizioni, lotteranno al fianco dell’uomo perchè sanno che è innocente. In aula il clima è teso: la difesa continua a chiedere la nuova perizia sul dna e poi ci sono novità dalle foto del satellite. Viene mostrata una foto, cje a quanto apre è sempre esistita ma che non era mai arrivata prima in aula. E’ una foto che riprende il campo di Chignolo, il campo dove il corpo di Yara è stato ritrovato nel febbraio del 2011. La foto satellitare viene mostrata in esclusiva nella puntata di Quarto Grado in onda il 30 giugno 2017.
Dopo la prima udienza di secondo grado del processo sull’omicidio di Yara Gambirasio, Quarto Grado ha mostrato in esclusiva l’immagine satellitare del campo di Chignolo d’Isola, utilizzata in aula dalla difesa di Massimo Bossetti per dimostrare che il corpo della vittima non si trovasse nel luogo del ritrovamento a gennaio, come sostiene invece l’accusa. La foto sarebbe stata scattata la mattina del 24 gennaio 2011 ed è l’ultima carta giocata dalla difesa dell’imputato per rispondere all’ipotesi che il corpo sia rimasto nel campo per tre mesi, arco di tempo intercorso tra il decesso di Yara e il suo ritrovamento.
A proposito di queste foto l’avvocato di Bossetti Salvagni ha così commentato: “Non sapevamo che la procura avesse acquisito in fase d’indagine delle immagini satellitari di Chignolo d’Isola, sugli atti non erano presenti, sono spuntate magicamente soltanto ora su nostra sollecitazione. Come mai spuntano solo a processo d’appello? – ha continuato l’avvocato – Ci sono stati tanti depistaggi ma il processo è fatto per cercare la verità.”
Gli avvocati di Bossetti parlano di processo torbido e sperano che nel secondo grado sarà possibile dimostrare l’innocenza del loro assistito.