Attualità Italiana

Caso Scazzi, parla Claudio: “Liberare Sabrina sarebbe come uccidere di nuovo Sarah”

Caso Scazzi, parla Claudio: "Liberare Sabrina sarebbe come uccidere di nuovo Sarah". Ecco la sua intervista

Torna a parlare Claudio Scazzi, un ragazzo che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni, suo malgrado, dopo la scomparsa e l’omicidio della piccola Sarah, sua sorella. Claudio non ci sta e dalle pagine del settimanale Giallo, esprime la sua preoccupazione su quello che potrebbe accadere nelle prossime settimane a Sabrina Misseri, sua cugina, oggi in carcere con l’accusa di aver ucciso la piccola Sarah. Nelle scorse settimane la notizia: Sabrina potrebbe lasciare il carcere in attesa del nuovo processo, per alcuni problemi burocratici ( leggi qui per approfondire). La famiglia di Sarah, reagisce ovviamente di fronte a questa notizia e Claudio dice la sua.

Liberare Sabrina sarebbe come uccidere mia sorella Sarah una seconda volta”. Chi parla, in esclusiva con Giallo, è la famiglia di Sarah Scazzi, la ragazzina di 15 anni scomparsa da Avetrana, in provincia di Taranto, il 26 agosto del 2010 e trovata cadavere in un pozzo dopo 42 giorni di ricerche. Per il suo atroce omicidio, il 27 luglio 2015 la Corte d’Assise d’Appello di Taranto ha confermato l’ergastolo per Sabrina Misseri e per Cosima Serrano, rispettivamente cugina e zia della povera Sarah. Ma le motivazioni della sentenza, nel caso di Sabrina, non sono state messe nero su bianco e per questo, la ragazza potrebbe lasciare il carcere a breve, viste le scadenze previste dalla legge.

Claudio racconta come la sua famiglia stia vivendo questa drammatica situazione: “Tutta la famiglia sta vivendo questa cosa in maniera tremenda e con grande apprensione, dal momento che non riusciamo a darci una spiegazione su quanto stia davvero succedendo. Da parte mia posso solo dire che non mi sarei mai aspettato di vivere una situazione così assurda e paradossale. Chi ha causato tutto questo dovrebbe mettersi nei nostri panni. Solo così potrebbe capire che cosa significa “rischiare” di incontrare per strada la persona che ha ucciso mia sorella. Vederla libera dopo pochi anni da un reato del genere sarebbe davvero brutto. Mettendosi al mio posto, penso che qualcuno capirebbe l’importanza della certezza della pena e soprattuto”.

L’intervista completa in esclusiva su Giallo, in edicola questa settimana.



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