Lidia Macchi 30 anni dopo la sua morte emerge la verità: eppure la lettera anonima c’è sempre stata
Dopo 30 anni l'assassino di Lidia Macchi potrebbe avere un nome. La svolta grazie a una lettera anonima ricevuta dalla famiglia, eppure questa lettera, è sempre stata in mano a chi indagava a caccia dell'assassino della ragazza
Sono passati quasi 30 anni dal giorno in cui i genitori di Lidia hanno scoperto che la loro ragazza era morta. Da quel momento hanno lottato la verità, un caso di cronaca che non è mai stato dimenticato tanto che proprio dall’interesse di programmi che si occupano di nera, si è arrivati in qualche modo alla risoluzione del caso. E’ ancora presto forse per dire con certezza che la persona fermata oggi ha davvero ucciso Lidia Macchi eppure dopo 30 anni c’è un nome, c’è un indagato e ci sarebbero delle prove. Ironia della sorte però queste prove ci sono sempre state. Già perchè la lettera anonima mostrata dal programma di Rete 4 Quarto Grado, non è arrivata ieri ai genitori di Lidia, ma è arrivata dopo l’omicidio. Una lettera da sempre agli atti, commenta il legale della famiglia Macchi a chi chiede come mai non ci sia stata questa svolta prima. Ma la lettera era forse in qualche modo ritenuta di secondo piano. Fino a quando, dopo una puntata di Quarto Grado del 2014, una puntata in cui i telespettatori videro la lettera, non ci fu una novità. Una telespettatrice infatti disse di poter riconoscere quella scrittura. Da lì le indagini e oggi la svolta: sarebbe stato l’assassino di Lidia a scrivere quella lettera. Un assassino che oggi, dopo 29 anni, ha un nome.
Stefano Binda è questo il nome del presunto assassino di Lidia. Chiaro sarebbe a tutti anche il movente. Stefano e Lidia non erano amici ma erano conoscenti e frequentavano gli stessi ambienti. Si pensa che lei aveva cercato in qualche modo di aiutarlo in seguito ad alcuni momenti difficili legati forse alla droga. I due frequentavo lo stesso gruppo religioso. Perchè Stefano ha o meglio avrebbe ucciso Lidia? Lo si intuisce anche dalla lettera che in forma anonima era arrivata alla famiglia di Lidia. Una sorta di purificazione: Lidia si era concessa a un uomo e Stefano, per permettere la sua purificazione, l’avrebbe uccisa.
Dopo averla convinta ad allontanarsi in macchina in un luogo isolato, Stefano l’avrebbe colpita, dopo la violenza, con numerose coltellate prima in macchina e poi mentre cercava di fuggire all’esterno. I colpi, in particolare, sarebbero stati inferti “alla schiena” e anche ad una gamba mentre stava cercando di scappare. Lidia Macchi sarebbe morta per le ferite e per “asfissia” e dopo una lunga “agonia” in una “notte di gelo”. Sono passati 30 anni, oggi forse la famiglia di Lidia potrebbe avere verità e giustizia ma inevitabilmente ci si chiede, come sia possibile che ci sia voluto tutto questo tempo.