Attualità Italiana

Le iene, Nadia Toffa e le famiglie bisognose sfrattate dalle suore (VIDEO)

Nella puntata de Le iene in onda il 19 febbraio 2015 ascoltiamo la storia di alcune famiglie a Napoli sfrattate da una palazzina di proprietà delle suore

Nella puntata de Le Iene andata in onda il 19 febbraio 2015 Nadia Toffa ci ha raccontato la storia di diverse famiglie, una quarantina di persone circa che da un paio di anni avevano occupato in modo abusivo una palazzina; siamo a Napoli, secondo il racconto di queste persone la palazzina non veniva usata. Era stata lasciata in eredità alle suore del buon pastore che non avevano mai investito nello stabile. Ma una notte la Polizia ha sfrattato, su richiesta delle suore, queste famiglie. I ragazzi e le ragazze intervistati da Nadia hanno spiegato quella che era la situazione. Nello stabile non c’era molto: loro con i pochi risparmi a disposizione hanno costruito i bagni, in comune, hanno sistemato alla meno peggio le stanze. Non era una villa lussuosa ma si viveva con tranquillità. In quella palazzina c’erano anche una decina di bambini ma a nessuno sembrerebbe essere interessato. L’assessore del comune di Napoli ha cercato di fare il possibile per queste persone che hanno preso i loro bagagli e hanno dormito davanti al comune per giorni. Li ha sistemati in un albergo ma come potrete immaginare si tratta di una soluzione momentanea e per questo lancia anche un appello.

Nadia si chiede come mai delle suore che dovrebbero aiutare gli ultimi abbiano preso una decisione simile e ricordando anche le parole del Papa che ha invitato suore e sacerdoti ad aprire le strutture della chiesa che non devono servire per fare soldi ma per accogliere chi ha bisogno, decide di andare a chiederlo direttamente a loro.

Le suore di Napoli la fanno entrare e parlano anche con lei. Le dicono che non sapevano nulla di questa situazione, che comunque adesso hanno saputo che le famiglie sono in albergo e stanno bene e che la decisione è stata presa da Roma.

Nadia quindi cerca la madre superiora a Roma che però non vuole accogliere la sua richiesta di informazioni e dice che quello che è stato fatto era necessario.

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