Strage di Capaci: otto nuovi arresti tra cui anche il boss Madonia
Strage di Capaci: dopo vent'anni otto nuovi arresti per squarciare il velo d'ombra
La direzione investigativa antimafia (Dia) ha operato otto arresti in seguito ai provvedimenti emessi dal gip di Caltanissetta, richiesti dalla direzione distrettuale antimafia (Dda), coordinata dal procuratore Sergio Lari. Sono state effettuate anche varie persecuzioni. Le otto persone arrestate erano già detenute. Tra questi il capomafia Salvo Madonia, ritenuto uno dei mandanti della strage mafiosa e già condannato al carcere duro. Anche Cosimo D’Amato, un pescatore di Santa Flavia (Palermo), è accusato di complicità in merito alla strage mafiosa. D’Amato era stato arrestato nel novembre scorso sotto ordinanza dei pm di Firenze. Gli inquirenti sostengono che avrebbe procurato l’esplosivo utilizzato per gli attentati di Roma, Firenze, Milano.Finalmente vent’anni dopo si apre un nuovo spiraglio di luce a illuminare quel terribile attentato del 23 maggio del 1992 in cui, sull’autostrada verso Palermo perserono la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta.
La nuova inchiesta della Dda si è basata principalmente sulle dichiarazioni dei pentiti Gaspare Spatuzza e Fabio Tranchina. In tal modo è stato possibile ricostruire l’accaduto e riportare alla luce quei tasselli mancanti riguardanti le diverse fasi deliberativa, preparatoria ed esecutiva della strage di Capaci. L’inchiesta ha preso spunto anche da dichiarazioni del pentito Santo La Causa, il superlatitante di Cosa nostra. La Causa, inserito già nella lista dei 30 ricercati più pericolosi d’Italia, era indicato come il reggente della cosca Santapaola. Fu arrestato l’8 ottobre del 2009 da carabinieri del reparto operativo di Catania.
Gli inquirenti affermano: «squarciato il velo d’ombra nel quale erano rimasti alcuni personaggi, mai prima d’ora sfiorati dalle inchieste sull’eccidio di Capaci».
Gli altri arrestati sono Giuseppe Barranca, Cristofaro Cannella, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello, detenuti da tempo con condanne pesanti per reati di mafia ed omicidio.