‘Ndrangheta, Antonio Pelle evaso: è scappato dall’ospedale di Locri
Notizia che ha dell’incredibile arriva dalla Calabria: il boss della ‘Ndrangheta Antonio Pelle è scappato dall’ospedale di Locri in cui era stato ricoverato negli ultimi giorni in seguito a un malore. Era ricoverato nell’ospedale di Locri da 5 giorni. Quando i medici sono passati nella sua stanza per il solito controllo di routine si sono […]
Notizia che ha dell’incredibile arriva dalla Calabria: il boss della ‘Ndrangheta Antonio Pelle è scappato dall’ospedale di Locri in cui era stato ricoverato negli ultimi giorni in seguito a un malore. Era ricoverato nell’ospedale di Locri da 5 giorni. Quando i medici sono passati nella sua stanza per il solito controllo di routine si sono accorti che il boss non era più nella sua stanza. Una cosa che ha dell’assurdo soprattutto per il fatto che il capo clan, era stato condannato a 13 anni di reclusione ed era ritenuto un soggetto pericoloso ma nessuno stava sorvegliando la sua camera. Ora si sta cercando di capire come sia stato possibile evadere da un ospedale senza che nessuno si sia accorto di nulla. Polizia e Carabinieri stanno cercando di capire se il boss avesse dei contatti all’interno della struttura sanitaria che gli abbiano facilitato la fuga. Pelle è considerato il capo del clan di San Luca che ultimamente era stato sotto i riflettori in seguito alla strage di Duisburg in Germania.
Durante il suo ricovero in ospedale il boss non era sorvegliato 24 ore su 24 ma davanti la sua camera passavano di tanto in tanto gli addetti alla sorveglianza. E’ questa la cose che lascia più stupiti di questa notizia: aver reso l’evasione praticamente un gioco da ragazzi.
I magistrati di Raggio Calabria si difendono- “Ci era stata prospettata una situazione che vedeva come altamente possibile, anzi probabile un effetto nefasto. Eravamo di fronte ad un quadro tale che se non avessimo proceduto in un certo modo avremmo avuto la responsabilità di un possibile decesso”. Sono queste le parole di Fortunato Amodeo che si è ritrovato a spiegare i motivi per cui il boss da aprile scorso poteva godere degli arresti domiciliari.
“Eravamo in presenza di un soggetto che non si alimentava, era restio alle cure, aveva avuto un calo ponderale notevole e non sembrava rendersi conto dell’ambiente circostante. Agli accertamenti peritali veniva portato in barella. Ecco perché, con tutte le cautele possibili, quali il divieto di colloqui con altre persone, non potevamo decidere diversamente. Abbiamo anche cercato strutture in grado di curare la sua malattia. In quel momento quella era la soluzione. Poi non sapevo neanche fosse in ospedale. Col senno di poi è facile...”