Attualità Italiana

Alberto Bonanni, musicista romano, non è morto

Il giovane musicista romano, Alberto Bonanni, picchiato e aggredito a Roma nel quartiere Monti, non è morto. La notizia falsa, si era diffusa ieri dopo una fuga di indiscrezioni. Si è parlato quindi della morte del ragazzo dopo 2 giorni di prognosi riservata. In realtà Alberto sta ancora lottando contro la morte in ospedale dopo […]

Il giovane musicista romano, Alberto Bonanni, picchiato e aggredito a Roma nel quartiere Monti, non è morto. La notizia falsa, si era diffusa ieri dopo una fuga di indiscrezioni. Si è parlato quindi della morte del ragazzo dopo 2 giorni di prognosi riservata. In realtà Alberto sta ancora lottando contro la morte in ospedale dopo esser stato picchiato da due uomini all’uscita di un locale romano. Secondo le ricostruzioni, Alberto la sera del 25 giugno aveva suonato in un locale e dopo aver finito era stato aggredito da un gruppetto di giovani ragazzi e picchiato a sangue. Ma perchè questo gesto? C’è chi parla di Monti come di un quartiere dove vige la pace più totale altri però, in contrasto a questa versione, parlano di una rissa a sera, soprattutto per via degli schiamazzi.

Le versioni su questo fatto gravissimo avvenuto in pieno centro di Roma sono però contrastanti a partire dai diretti interessati, i giovani che hanno aggredito Bonanni, agli amici del musicista che raccontano la loro versione dei fatti.

“E poi non è vero che è stato aggredito dopo un suo concerto in un locale” ha dichiarato l’amico di Alberto Bonanni. Continua: “Quella sera non aveva neanche suonato, lui e i suoi amici sono usciti e sono stati assaliti senza motivo, altro che legittima difesa come dicono gli accusati.”

I ragazi fermati con l’accusa di aver aggredito Alberto Bonanni, riconosciuti grazie alle foto su facebook e alle testimonianze di chi si trovava sul posto, si sono difesi dicendo di esser stati a loro volta aggrediti. Uno di loro si è difeso con queste parole: “Stavo passando di lì, ho dato solo du’ pugni e me ne sono andato via. E che sarà mai…”.

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