Indagine Censis: gli italiani sono troppo aggressivi e privi di valori
Un’indagine del Censis, pubblicata giusto ieri, rivela che gli italiani sono sempre più aggressivi, più depressi, più narcisisti, ma soprattutto pensano che, se non rispettano le regole, l’unico giudice a cui devono rispondere è la loro coscienza, troppo spesso molto permissiva. Una vera e propria crisi antropologica quella che si vive in Italia, dovuta, secondo […]
Un’indagine del Censis, pubblicata giusto ieri, rivela che gli italiani sono sempre più aggressivi, più depressi, più narcisisti, ma soprattutto pensano che, se non rispettano le regole, l’unico giudice a cui devono rispondere è la loro coscienza, troppo spesso molto permissiva.
Una vera e propria crisi antropologica quella che si vive in Italia, dovuta, secondo il presidente del Censis, Giuseppe de Rita, ad un eccesso di “individualismo”.
L’indagine che ha affrontato l’Istituto di ricerca socio-economica, ha rivelato che ci sono dei fenomeni che riguardano la vera essenza della natura umana che non possono essere spiegati attraverso i soliti schemi sociali ed economici, ma sono da rintracciarsi piuttosto in un crollo dell’autorità, in un declino del desiderio, nella riduzione del controllo sulle pulsioni. Dall’indagine emerge un dato abbastanza inquietante, e cioè che negli italiani domina un eccessivo “senso di relatività delle regole e il tentativo di legittimare le pulsioni”.
In altre parole, sta sempre più prendendo piede un forte sentimento autoreferenziale in cui ognuno ha sempre di più la convinzione che egli stesso rappresenta l’unico arbitro dei propri comportamenti, anche se questi vanno a discapito di altri, questa è l’opinione dell’85,5% degli italiani.
Inoltre, si ritiene che le regole possano essere aggirate in molte situazioni.
Ecco quello che emerge, nel dettaglio dall’indagine del Censis (Fonte Censis.it):
Nel divertimento è ammessa la trasgressione soprattutto dai più giovani (il 44,8%). Si crede che, quando è necessario, bisogna difendersi da sè anche con le cattive maniere (il 48,6%, quota che sale al 61,3% tra i residenti nelle grandi città). Per raggiungere i propri fini bisogna accettare i compromessi secondo il 46,4%. Si può essere buoni cattolici anche senza tener conto della morale della Chiesa in materia di sessualità per il 63,5% (dato che sfiora l’80% tra i più giovani). La caduta dei filtri sociali si rileva in una molteplicità di comportamenti sempre più diffusi.
Aumentano le forme di violenza in cui è forte la componente pulsionale della perdita di controllo e dell’aggressività. Tra il 2004 e il 2009 le minacce e le ingiurie sono aumentate del 35,3%, le lesioni e le percosse del 26,5%, i reati sessuali sono passati da 4.454 a 5.625 (+26,3%). Anche le forme di dipendenza conoscono oggi una innovazione delle fenomenologie. Se diminuisce in generale il consumo di sostanze stupefacenti (tra il 2008 e il 2009 i consumatori sono calati del 25,7%, passando da 3,9 milioni a 2,9 milioni circa), la pericolosità sociale del consumo di droghe non sembra diminuire: aumentano, infatti, le persone prese in carico nei Sert per dipendenza da cocaina (+2,5%). E sono in crescita i giovani consumatori a rischio di bevande alcoliche: dal 2009 al 2010 passano dal 14,9% al 16,6% nella fascia di 18-24 anni. La dimensione più distruttiva delle pulsioni si riscontra nel progressivo crescere delle forme di depressione. Il consumo di antidepressivi è emblematico: le dosi giornaliere sono più che raddoppiate dal 2001 al 2009, passando da 16,2 a 34,7 per 1.000 abitanti (+114,2%).
Emerge, poi, la pulsione a una relazionalità virtuale. Gli italiani sono tra i maggiori frequentatori dei social network. Dal settembre 2008 al marzo 2011 gli utenti di Facebook sono passati da 1,3 milioni a 19,2 milioni. Ogni utente trascorre su Facebook mediamente 55 minuti al giorno, è membro di 13 gruppi, e ogni mese posta 24 commenti, invia 8 richieste di amicizia, diventa fan di 4 pagine e riceve 3 inviti a eventi.
Ma, la dimensione in assoluto più narcisistica delle pulsioni è legata al bisogno di apparire. Nel 2010 sono stati circa 450.000 gli interventi di chirurgia estetica effettuati in Italia. Anoressia e bulimia sono le prime cause di morte tra le giovani di 12-25 anni, e ne sono colpite circa 200.000 donne.
Quindi estrapolando da questi dati una chiave di lettura più o meno obiettiva possiamo dire che quanto emerge da questi numeri non è nulla di positivo, né rassicurante, la nostra società sta diventando priva di valori e di relazioni sociali reali, ma questo lo avevamo intuito, basta accendere un attimo la tv, leggere i giornali, o guardarsi semplicemente intorno per capirlo.
Giusy Cerminara