Attualità Italiana

Manifestazioni dei precari: come uscire dall’anomalia italiana

Ieri 9 aprile 2011 i precari sono scesi in piazza per manifestare: è adesso il nostro tempo, questo il loro slogan. E’ l’Italia vera, quella silenziosa che lavora per sbarcare il lunario, quella che invoca correttezza, trattamenti uguali per tutti, parità di opportunità e diritti. Sono gli italiani che si limitano a fare il proprio […]

Ieri 9 aprile 2011 i precari sono scesi in piazza per manifestare: è adesso il nostro tempo, questo il loro slogan.

E’ l’Italia vera, quella silenziosa che lavora per sbarcare il lunario, quella che invoca correttezza, trattamenti uguali per tutti, parità di opportunità e diritti. Sono gli italiani che si limitano a fare il proprio dovere, che non hanno pretese, non chiedono la luna, e nemmeno privilegi.  Manifestazioni in varie città italiane hanno visto per protagonisti i precari: un esercito di 4 milioni di persone, che spesso fanno lavori simili ai propri colleghi, ma percepiscono fino al 25% di stipendio in meno, senza avere la certezza del posto, e di conseguenza, senza poter fare progetti per l’avvenire. Si sa che il precariato non riguarda soltanto l’Italia: è un fenomeno comune ai Paesi industrializzati.

Ma da noi assume proporzioni più inquietanti che altrove: perchè gli stipendi sono più bassi, perchè la forbice tra chi percepisce molto e chi poco è più accentuata che altrove, e perchè da noi sono mancate quelle riforme che invece altrove sono state messe al centro dell’agenda politica. Non può passare inosservato il fatto che tra un operaio tedesco ed uno italiano si arriva addirittura al 50% in meno, in sfavore di quest’ultimo. E nemmeno che l’evasione fiscale, da noi, non ha quei freni morali che invece altrove ci sono. Questo aumenta la rabbia, ed incoraggia la protesta, delle fasce che si sentono svantaggiate. Gli italiani silenziosi sono sempre più attoniti dal chiasso che si produce in televisione, nei vari talk-show per esempio, dove i politici alzano la voce uno sull’altro, e nemmeno per ribadire la bontà delle loro proposte: semplicemente per discutere di immunità parlamentari, intercettazioni, ed altre amenità varie. Non è pensabile una democrazia in cui vince chi alza la voce, mentre il silenzio trasforma spesso le maggioranze in minoranze. Incentivi per chi assume, sgravi fiscali per chi non ha il lavoro fisso, magari pensando ad un indennità, una somma corrisposta in più, per chi accetta contratti sfavorevoli, che spesso sono proposti, o imposti, ai limiti della legalità. Questi sono solo piccoli esempi di cose che si potrebbero fare per ristabilire in Italia una situazione accettabile per quanto riguarda il grande problema del lavoro.

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