Manicomi o ospedali psichiatrici, sono i nuovi lager
Li chiamano ospedali psichiatrici. Ma sono lager. “Festeggiamo i 150 anni dell’Italia, ma c’è una realtà ancora oggi, quella degli Opg che non fa parte dell’Italia dei diritti riconosciuti”, queste le dure parole del ministro Saccomanno dopo la proiezione di ieri al Senato del video shock sugli ospedali psichiatrici giudiziari. Un reato da poco, e […]
Li chiamano ospedali psichiatrici. Ma sono lager.
“Festeggiamo i 150 anni dell’Italia, ma c’è una realtà ancora oggi, quella degli Opg che non fa parte dell’Italia dei diritti riconosciuti”, queste le dure parole del ministro Saccomanno dopo la proiezione di ieri al Senato del video shock sugli ospedali psichiatrici giudiziari. Un reato da poco, e si finisce all’ergastolo bianco.
Il video shock, del regista Francesco Cordio, dura trenta minuti, che sembrano dare un’immagine all’inferno, scene di degrado raccapriccianti: sporcizia ovunque, spazi angusti e bottiglie d’acqua inserite negli scarichi per impedire la risalita dei topi.
L’immagine più forte è quella di un paziente completamente nudo, legato mani e piedi al letto con delle corde. La branda arrugginita dall’urina, è bucata al centro, come lo è il materasso su cui il malato è steso, questo per consentire la caduta degli escrementi. I detenuti che sono rinchiusi negli Opg per reati minori che risalgono a parecchi anni prima, si trovano in condizioni “disumane”: spesso queste persone soffrono di gravi disturbi psichiatrici, ma non vengono curati. I medici mancano e i terapeuti si rifiutano di lavorare per quattro ore a settimana in strutture in cui si contano anche 300 persone.
Il video realizzato dalla commissione d’inchiesta sul sistema sanitario nazionale, presieduto da Ignazio Marino, è stato girato negli ospedali psichiatrici giudiziari italiani, ha sconvolto i deputati. “Una prospettiva che conduca in tempi brevi alla chiusura degli Opg appare ormai indifferibile”, questo il commento del senatore Daniele Bosone. Quella degli ospedali psichiatrici giudiziari è una tragica realtà italiana. Se ne contano sei nel nostro Paese: Aversa (Caserta), Barcellona Pozzo di Gotto (Messina), Castiglione delle Stiviere (Mantova), Montelupo Fiorentino (Firenze), Secondigliano (Napoli) e Reggio Emilia.Dopo il video shock della commissione d’inchiesta si infuoca il dibattito sulla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, sul loro futuro si dibatte in realtà da tempo.
In Campania sono due gli Opg, ospedali psichiatrici giudiziari, che hanno profondamente colpito il presidente della Repubblica Napolitano. Quello di Aversa, e quello di Secondigliano, del quale si parla molto meno.
Le foto sono agghiaccianti. Fino a due anni fa l’Opg di Aversa si distingueva per “la staccata”, il recinto della contenzione. Chi ci è stato racconta che si trovava in un padiglione a parte rispetto al corpo del manicomio criminale. Invece delle camicie di forza, le fascette per legare ai letti di contenzione. Dopo anni di denunce, la cosiddetta “staccata” è stata chiusa nel 2009.
E sono emerse alcune delle tante storie d’inumanità e brutalità che si consuma all’interno degli Opg.
Come, ad esempio, la storia di un romano di 37 anni, la cui sorella ha chiesto di essere ascoltata alla Commissione. Affetto da bipolarismo cui si è aggiunto l’alcolismo, l’uomo che si è reso colpevole di danneggiamenti e minacce a diverse persone, dopo essere stato legato per una settimana a un letto di contenzione del nosocomio capitolino San Filippo Neri, a febbraio scorso è finito all’Opg di Secondigliano.
Nessuno ha voluto fargli una psicoterapia né ricoverarlo, finché non è diventato un soggetto da Opg, che hanno poche possibilità di uscire. La paura dei parenti è che l’uomo possa essere dimenticato in una cella, e non ricevere la giusta terapia. Ma il problema è anche di far uscire dagli Opg italiani chi non presenta più pericolosità sociale. “Su 376 dichiarati dimissibili, per ora solo 65 lo sono stati, mentre per altri 115 c’è stata una proroga della pena. Di questi, solo 5 sono ancora internati perché ritenuti socialmente pericolosi”.
Dovrebbero essere chiusi definitivamente, con le sbarre, ma resterebbe, come nel caso dei manicomi, uno strascico-zavorra per la comunità, che nessuna istituzione sarebbe in grado di affrontare.
Giusy Cerminara