Inondazioni, continua l’emergenza
Prosegue l’emergenza inodazioni. 1966: la grande alluvione. Mezza Italia, da Firenze, al Polesine, al Friuli, sotto l’acqua. Una tragedia, diventata un simbolo, una pagina nera per la nostra storia. 2010 e inizio del 2011: già 2-3 inondazioni. Mentre scrivo Vicenza è ancora in allarme, e così anche altre parti del Veneto. Scarsa manutenzione degli argini, […]
Prosegue l’emergenza inodazioni.
1966: la grande alluvione. Mezza Italia, da Firenze, al Polesine, al Friuli, sotto l’acqua. Una tragedia, diventata un simbolo, una pagina nera per la nostra storia.
2010 e inizio del 2011: già 2-3 inondazioni. Mentre scrivo Vicenza è ancora in allarme, e così anche altre parti del Veneto.
Scarsa manutenzione degli argini, dicono; troppo cemento, dicono.
Ma viene anche da dire : possibile?
La tecnologia, ed i mezzi di oggi, non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelli del 1966. Dovremmo poter ridere delle grandi piogge… Invece, dopo due giorni di precipitazioni stiamo ansiosi alla finestra a scrutare il cielo, in attesa di un ordine di evacuazione dalle case (che in alcuni quartieri di Vicenza è realmente arrivato, via sms, nei giorni scorsi).
Come gli uomini delle caverne, siamo tornati a temere la natura anche nelle sue manifestazioni più semplici, come lo sono due giorni di pioggia; la storia umana spesso assomiglia ad un lungo serpente che finisce per mordersi la coda.
Si ha l’impressione che le opere da fare, come spesso capita, siano urgenti ma procrastinate un po’ troppo nel tempo… soltanto mancanza di fondi o la solita burocrazia mista a tentennamenti ed indecisioni?
Quanto tempo ci vorrà per rinforzare un argine? per creare le famose “casse di contenimento”, dette anche “bacini di espansione”(vale a dire delle aree in mezzo ai campi dove si può fare uscire una certa massa d’acqua dal fiume in caso di piena, per evitare che entri tutta nelle città) ?
Per ripulire il letto dei fiumi e per togliere gli ostacoli dagli argini? Io non vorrei dovere attendere i “posteri”, per avere “l’ardua sentenza” in risposta a queste domande.
Francesco Ongaro