Libia: allarme profughi a Lampedusa e in tutta Italia

È incessante l’arrivo di profughi a Lampedusa. Dopo una pausa durata una settimana, dovuta principalmente alle condizioni meteorologiche e quindi al mare fortemente agitato, questa notte sono approdati altri 347 migranti intorno alle 2.30, tra loro anche 4 donne. Un altro sbarco è avvenuto nella più piccola isola delle Pelagie, Linosa. Con questi nuovi arrivi […]

È incessante l’arrivo di profughi a Lampedusa. Dopo una pausa durata una settimana, dovuta principalmente alle condizioni meteorologiche e quindi al mare fortemente agitato, questa notte sono approdati altri 347 migranti intorno alle 2.30, tra loro anche 4 donne. Un altro sbarco è avvenuto nella più piccola isola delle Pelagie, Linosa.

Con questi nuovi arrivi torna a riempirsi il centro di accoglienza di Lampedusa, che versa in condizioni disumane, dato l’afflusso continuo di gente. Ci sono stati infatti molti trasferimenti verso Bari e Brindisi per cercare di risolvere il problema “accoglienza”. Perché ormai l’accoglienza è diventata davvero un problema. Sono tantissimi i migranti che sperano in una vita migliore, non si lasciano scoraggiare dal mare in tempesta pur di arrivare in una terra più sicura, in cerca di un futuro tutto da costruire. Ma molti dei migranti non vogliono rimanere in Italia, sono alla ricerca di lavoro nel nord Europa, lontani dal loro paese di origine. Diventa difficile gestire l’arrivo incessante sull’isola di Lampedusa anche per gli abitanti e per lo stesso sindaco De Rubeis, da ieri iscritto nel registro degli indagati per odio razziale, dopo la sua ordinanza con la quale vietava l’accattonaggio e la circolazione degli immigrati per le strade dell’isola.

Questo il commento del ministro Maroni sull’allarme sbarchi: “Dei giovani tunisini arrivati in questi settimane, 2.000 circa hanno fatto domanda di protezione e meno di 400 di questi hanno chiesto asilo politico“, e aggiunge: “risulta che quasi tutti hanno dichiarato di voler andare in altri Paesi europei, specie in Francia e Germania“.

Ricordiamo che l’accordo con la Tunisia prevede il rimpatrio, ma solo di quattro connazionali al giorno, mentre negli ultimi tempi sono arrivati in Italia circa 6mila tunisini.

Non è certo una colpa quella di sperare di dare un futuro migliore alle proprie famiglie, come cercano di fare i tunisini. E non è nemmeno colpa dell’Italia la sua localizzazione geografica, così vicina ai Paesi che in questo momento stanno vivendo l’inferno. Bisognaagire in fretta, anche con l’Ue che si è detta pronta ad assicurare assistenza al nostro Paese, per cercare di affrontare al meglio la situazione.

Sara Moretti

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