Elena, Roberta, Yara, Melania: storie di donne scomparse e non ritrovate, o ritrovate per caso
Storie di donne scomparse, storie di donne ritrovate per caso quando ormai non c'era più nulla da fare. Perchè le ricerche in Italia non portano mai all'esito sperato? Da Elena Ceste a Yara Gambirasio: la nostra riflessione sui casi di cronaca che ci hanno colpito in questi ultimi anni
Avremmo voluto iniziare con un “C’era una volta…” ma questa non è una favola e non c’è mai il lieto fine. I cani molecolari, i droni, le squadre addestrate: specchio di un’Italia che cambia ma che resta sempre uguale. Oggi vi parliamo di storie di donne scomparse, ritrovate a volte, altre volte invece ancora vaganti in quella terra di nessuno che molto spesso coincide con un pianeta diverso dal nostro. Elena Ceste, ritrovata per caso in un giorn di metà ottobre mentre si ripulivano i canali; Yara Gambirasio, ritrovata in un freddo giorno di febbraio da chi per gioco faceva volare un aeroplano; Sarah Scazzi ritrovata solo per volere dello zio Michele troppo debole per reggere alla pressione di una verità probabilmente imposta da altri. Melania Rea, ritrovata grazie alla chiamata di un telefonista. Roberta Ragusa scomparsa nel nulla…La mamma di Aosta cercata ovunque e ritrovata per caso a pochi chilometri da casa mentre ancora qualcuno la cercava in una clinica svizzera. Eleonora Gizzi, di lei si diceva che fosse lontana, in Africa, era a pochi metri da dove era stata avvistata per l’ultima volta. Storie di donne per cui i parenti, le famiglie si sono battuti, hanno speso tempo, soldi, amore e dolore. Tre cose che messe insieme possono sembrare stonate ma che hanno un legame. E dopo queste storia la domanda: ma le ricerche che cosa le facciamo a fare? Pechè nessuna donna viene mai ritrovata da chi cerca, spende del tempo, usa dei mezzi di ultima generazione? E ci vengono in mente quei telefilm: Senza Traccia, Cold Case, Criminal Minds. Come è bello il mondo in cui in poche ore dei bravi agenti risolvono i casi, capiscono il perchè, fanno del dna il vangelo mentre invece in Italia non basta come prova per incastrare un pedofilo presunto assassino. E vi chiedete come mai? L’Italia è lo stesso paese in cui Alberto Stasi si può permettere di non consegnare le scarpe che indossava nel giorno dell’omicidio della sua fidanzata; l’Italia è lo stesso paese in cui le prove di un omicidio, quello di Meredith scompaiono e ricompaiono e la sua presunta assassina se ne va via lontano, in quel paese che accoglie ma non restituisce, lì c’è Chico Forti che non ha probabilmente mai ucciso nessuno ma che sconta una pena per omicidio. In Italia tutti risolvono casi: preti in bicicletta, suore simpatiche, dottori con i superpoteri, giornalisti in attesa della pensione che non hanno altro da fare. Ma questa è solo la tv. Già la stessa tv che ci mostra CSI o RIS e ci fa sembrare semplice anche l’impossibile. La stessa tv che ci ha educato a questi anni a sapere cosa sia un luminol, ci ha addestrati a usare con dovizia termini che prima conoscevano solo gli amanti della signora in giallo.
Ma l’Italia è il paese in cui Roberta Ragusa manca da casa da due anni e di lei neppure una traccia è stata ritrovata. E’ il paese in cui Yara viene uccisa in un freddo giorno di novembre da non si sa chi, non basta il dna sui suoi slip perchè del resto sempre se Stasi porta 3 biciclette in aula al processo per omicidio e neppure una è quella vista dai testimoni di fronte alla sua casa cosa ci possiamo aspettare. E proprio oggi dopo due anni dalla morte di Federica Mangiapelo, una ragazza di 16 anni uccisa senza un vero perchè continuiamo a chiederci come sia possibile. Ci avevano detto che era stata lasciata sul lago di Bracciano ed era forse morta per una miocardite. Dopo due anni siamo ancora qui, il suo fidanzato è indagato, Federica potrebbe esser stata soffocata.
E se è vero che tanti casi vengono risolti, troppi non lo sono ancora. Troppe domande, troppo spazio all’immaginazione di chi da casa si arrotola il baffo pensando a Poirot ma non ha mai sentito la parola rigor mortis. E così in questo giorno tanto vicino a una ricorrenza che si celebra in Italia, quella per ricordare i nostri morti, chi chiediamo se tanti di loro potranno riposare in pace. L’assassino di Yara non ha un nome, quello di Melania pare essere suo marito, lo stesso che diceva di amarla ma aveva una relazione clandestina. I figli di Roberta Ragusa hanno una piccola speranza che la loro mamma possa tornare ma in realtà sappiamo bene che probabilmente di quel corpo non è rimasto nulla se non il ricordo dei grandi occhi verdi che sorridevano alla vita. Il papà di Federica continuerà a chiedere che giustizia sia fatta. I genitori di Elena vogliono sapere chi ha ucciso una mamma di 4 figli. La mamma di Sarah Scazzi aspetta giustizia per sua figlia. E forse le risposte si troveranno ancora una volta in tv visto che alcuni di questi casi di cronaca stanno per diventare fiction. Una fiction che non viene battuta dalle realtà. Il nostro pensiero oggi va a tutte quelle persone che vivono nel dolore, senza risposte…Il nostro pensiero va alla mamma di Elisa Claps che ha lottato e lotta ancora oggi contro dei giganti, e lei è una donna piccola ma forte. Per 17 anni il corpo della sua bambina è stato nascosto, in tanti sapevano che cosa succedeva ma nessuno parlava. Il nostro pensiero oggi va a mamma Piera Maggio che spera ancora di poter abbracciare Denise. Il nostro pensiero va alla famiglia di Angela Celentano. Riflettiamo e speriamo. Speriamo che prima o poi la realtà sia come un telefilm: dopo 90 minuti scopriamo chi è il colpevole e la giustizia sceglierà la giusta pena.
Parole sacrosante! Cosa servono tutte queste tecnologie e opinionisti del cavolo quando prediligono non affrettarsi nel chiudere un caso quando si è vicini alla soluzione!?
Potemmo avere , oltre i ris e i cani molecolari, satelliti ad hoc geo-stazionari sulla nostra penisola, telecamere in più posti, assicurazioni che incentivino la scatola nera sull’auto di proprietà ecc..invece niente! Consultiamo gli oracoli , i veggenti e facciamo ascolti tv e basta!
Bossetti: l’ultima pedina del carro. I Genitori di Yara dovrebbero preoccuparsi del mandante del satanico delitto della figlia che probabilmente conoscono, piuttosto del Bossetti che al massimo potrebbe essere forse un complice forzato che aspetta di essere tirato fuori proprio da chi gli avrebbe ordinato di spostare il cadaverino deturpato dal rito satanico, da Mapello al posto dove è stato trovato. Il capo non può non essere che una importante personalità istituzionale capace di depistare le indagini …il resto sui miei scritti di quattro anni fa su google ( basta cercare: Yara e Michelangelo Blanco e anche “Anna Franzoni l’eroina complice innocente”
Abbattiamo la logica del senso comune e faremo luce a tanti errori giudiziari. Parola di michelangelo.