Inchiesta Mose, 35 arresti: in manette anche il sindaco di Venezia
C' è anche il sindaco di Venezia tra i 35 arrestati nell'ambito dell'inchiesta Mose: pioggia di arresti che mette in cattiva luce l'Italia
Nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per il Mose sono finite in manette 35 persone: tra queste anche il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni. Quest’ultimo dovrà rispondere di corruzione, concussione e riciclaggio. Oltre a Orsoni sono state arrestate altre 34 persone tra le quali l’assessore regionale Renato Chisso, il consigliere regionale del Pd Giampiero Marchese, gli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo e l’ex generale, oggi in pensione, Emilio Spaziante.
Un centinaio in totale gli indagati nell’inchiesta. Per il senatore Giancarlo Galan è stata richiesta la procedura di autorizzazione all’arresto alla Commissione di Palazzo Madama competente che dovrà esprimersi. La Guardia di Finanza ha stimato fondi neri indirizzati alla politica per un totale di crica 20 milioni di euro. Dall’inchiesta quindi è emerso il coinvolgimento di persone che da anni si espongono in prima persona nella politica veneta: basti pensare che Galan ha guidato la regione per ben 15 anni, dal 1995 al 2010 prima di essere nominato ministro. L’inchiesta Mose (ovvero quella che dovrebbe essere negli intenti l’opera di salvaguardia per Venezia) è iniziata tre anni fa quando i pm Stefano Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonino avevano fatto emergere la presunta distrazione di fondi su una serie di fondi neri esteri d’oltre confine destinati alla politica. Dopo questa prima fase è emerso che a manovrare tutto il giro di affari illecito era il cd “grande burattinaio” Giovanni Mazzacurati, finito ai domiciliari. L’inchiesta ovviamente ha avuto ripercussioni nella vita politica non solo regionale ma concorre a creare un’immagine negativa, ancora una volta, del nostro Paese all’estero. Dopo il recente scandalo Expo di Milano questo è l’ennesimo caso di soldi pubblici amministrati localmente per fini privati e in maniera illegale.
LO SCANDALO EXPO CHE MACCHIA MILANO
L’Italia ne esce sconfitta. Il timore, ancora una volta, è che questa sia solo la punta dell’iceberg di un giro d’affari ancora più grosso di quello che si presenta inizialmente.