Le Iene, gli interrogatori tortura dei militari italiani (VIDEO)
E se le missioni di pace nascondessero torture vietate dall'Onu? Luigi Pelazza de Le Iene nella puntata di ieri ha intervistato un altro ex militare pronto a testimoniare su quello che avveniva nella White House a Nassiriya
Ieri sera a Le Iene Luigi Pelazza è tornato su una notizia sconcertante di cui si era occupato la settimana scorsa: gli interrogatori tortura, vietati dall’Onu, ed eseguiti dai militari italiani durante quelle che vengono promosse come missioni di pace.
La settimana scorsa Le Iene avevano raccolto la testimonianza dell’ex militare Leonardo Bitti: i fatti risalgono al 2003, durante la missione a Nassiriya. Alcuni prigionieri, racconta, erano nudi e con segni evidenti di manganellate. Tutti erano costretti a stare in ginocchio con il volto coperto da sacchetti di plastica e le mani legate da fascette da elettricista. Il video aveva fatto scalpore e diviso l’opinione pubblica: alcuni avevano accusato il programma e Leonardo Bitti di gettare fango sulle missioni di pace ma in molti chiedevano di continuare su questa strada. Le Iene ieri hanno intervistato, a sua insaputa, un altro testimone (che per questo ha il volto coperto). Anche questo ex collaboratore del generale del contingente conferma l’esistenza della White House in cui venivano eseguiti gli interrogatori tortura. A prendere questi prigionieri era il Sismi (servizio segreto militare italiano): l’obiettivo di chi di dovere era farli parlare. Il nuovo testimone, che le Iene hanno chiamato Angelo, porta anche materiale video e fotografico: un’immagine riprende anche lo scudetto italiano nella divisa del guardiano. Angelo disegna anche la tenda descrivendola come un luogo buio in cui i prigionieri venivano tenuti come animali allo stato brado. Erano come pollai: i prigionieri incappucciati restavano tra escrementi e sangue e forse anche senza acqua e cibo. Pare che ci fosse anche un sergente specializzato nelle tecniche di tortura, soprattutto scosse elettriche. Sono le stesse che aveva denunciato il paracadutista Michele Petruno nel 1997 di ritorno dalla Somalia e di cui vengono mostrate delle foto atroci. Ci sono dei paracadutisti pronti ad attaccare i cavi sui genitali del somalo disteso a terra. Per chi non vuole fingere di non sapere e vuole vedere il video questo è il link: cliccate qui per vederlo.