Drammatico incidente per Renato Balestra: vivo per miracolo
Ha rischiato veramente grosso lo stilista Renato Balestra, sfiorato da un autobus di Roma mentre tentava di salire a bordo della sua Mercedes: per fortuna se l'è cavata con una multa per divieto di sosta e tanta paura
Pericoloso e drammatico incidente per lo stilista Renato Balestra: per fortuna è lui stesso a raccontare, seppure con un filo di voce, la disavventura di cui è stato suo malgrado vittima a Roma in Corso Vittorio Emanuele II a pochi minuti dalla mezzanotte.
«Ho visto la morte in faccia, non mi sono sentito più le gambe, tutto intorno a me vetri che saltavano e quel vento che mi ha avvolto per istanti che mi sono sembrati eterni. Sono vivo per miracolo e per questo stamani ho acceso un cero alla Madonna». Ecco la dinamica dell’incidente: il maestro capitolino della Haute Couture, appena uscito dalla trattoria “Da Luigi” dove era stato a cena con alcuni amici, tra cui Renato Chiaro, il suo personal trainer. Renato Balestra stava per entrare nella sua Mercedes parcheggiata sul marciapiede quando da dietro è sopraggiunto un mezzo dell’Atac: lo sportello della vettura si è piegato e il finestrino si è frantumato. Balestra quindi, pur avendo le sue colpe (avevo parcheggiato in un’area non autorizzata), ha rischiato di morire per pochi centimetri. Per fortuna la storia si è conclusa solo con un grande spavento, senza vittime. Per lo shock non si è nemmeno reso conto di quanto successo. Lo stilista è stato anche multato ma ha puntato il dito contro l’autista dell’autobus pubblico che, a suo dire, “quell’autobus viaggiava a una velocità spaventosa e oltre la linea bianca che delimita la carreggiata”. L’autista del mezzo pubblico coinvolto (linea 40) era una donna, Emanuela T . Mentre attendeva i soccorsi la vittima è stata aiutata dagli amici ma anche dai passanti che hanno prestato aiuto fornendo sedie e acqua. Balestra è tornato subito a lavoro dovendo concludere la collezione da presentare in Azerbaigian: “Del resto noi del mondo della moda siamo abituati a lavorare come soldati, con spostamenti di ore in aereo e ritmi pesanti. Ma se solo ripenso all’altra sera, mi sento mancare”.