Voto di scambio, a Napoli bastavano 30 euro. Arrestato consigliere comunale del Pdl
Arrestato il consigliere regionale di Napoli Gennaro Castiello assieme a tre suoi collaboratori. L'accusa avanzata dal pm Giancarlo Novelli è quella di voto di scambio illegale. A Napoli bastavano 20-30 euro per comprare il voto
Le 35 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari che ha incastrato il consigliere comunale di Napoli Gennaro Castiello (ex Pdl) e i suoi tre collaboratori, lasciano senza parole. L’accusa di voto di scambio è stata confermata e il Gip di Napoli Tommaso Miranda ha spiegato che le persone da corrompere erano cercate nei quartieri più degradati della città.
“Voti acquistati a pacchetti. Voti comprati a 20-30 euro a cranio. Voti cercati – scrive il Gip – nei quartieri più degradati della città, connotati da elevata povertà ove la ricerca del consenso dietro corresponsione di denaro è, evidentemente, più agevole”.
Il consigliere – Gennaro Castiello si era candidato alle politiche del 24 e 25 febbraio 2013 come numero due nella circoscrizione Camera di Napoli del Mir, la lista di Samorì alleata con il Pdl di Silvio Berlusconi. Castiello è stato incastrato da decine di intercettazioni telefoniche e ambientali disposte nei giorni immediatamente precedenti e successivi alle consultazioni.
Le intercettazioni (riportate da Il Fatto Quotidiano) – Il 20 febbraio 2013, quattro giorni prima delle elezioni, la cimice piazzata in una Ford Kalos registra lo sfogo di uno degli accusati: “Perché siamo noi che siamo andati a rompere il cazzo alla gente, non è stata la gente che è venuta vicina a noi e ci ha chiesto qualche cosa. Noi siamo andati a dire ‘Guagliò, venti, trenta euro per voto…’ erano cinquanta euro per voto… trenta euro glieli davano a loro e venti a noi; e siamo andati noi vicino le persone”. Sempre nella stessa auto, uno degli indagati dice: “Ma adesso che ce ne stavamo andando Gennaro Castiello ha dato un mazzo di soldi a quello che abbiamo salutato, a quella persona che stavamo salutando nelle scale… a quello scuro che Mario l’aveva chiamato al telefono. Gli ha dato una mazzetta di soldi…”. Ancora, tre giorni dopo il voto un’altro indagato afferma: “A P. l’ha pagato?”. Risposta: “P. è stato pagato prima, durante e dopo: per quello che ha portato… In tutto ha portato sessanta voti”. P. ha chiamato Castiello il 14 febbraio: “… Ma non lo tieni un pesce per andare a prenderci una cosa di soldi da qualcuno…”. Il 22 febbraio 13, alle ore 23.38 un’altra intercettazione: “Franchetiello stammi a sentire… lo sai cosa ha fatto questo figlio di mazzo scassato… questo si è chiavato i soldi di Samorì in tasca e a noi ci ha fatto…”. “Non ha avuto niente, io ho parlato con Amedeo quello è l’uomo di Samorì”. “Ma tu pensa una cosa… lui mi ha fatto fare ristoranti, mi ha fatto fare pizzeria… fuori i bar soldi con la pala… mi ha fatto dare 50 euro a 10 rappresentanti di lista neanche le deleghe tengo… al primo che vado a mettere il pesce in bocca è A. B. Io stasera lo devo vedere perché io non prendo sonno ma neanche lui deve dormire”.
C’è voto di scambio (quello diciamo “legale”) e voto di scambio. Questo, probabilmente, è uno dei più ignobili.