Decreto Salva Roma ritirato. Marino minaccia il Governo: “Da domenica blocco la città”
Con il ritiro del decreto Salva Roma, a rischio i servizi della Capitale. Marino minaccia: "Se non si porrà rimedio, da domenica blocco la capitale"
Dopo la conferenza dei Capigruppo di Montecitorio il Governo, come noto, ha rinunciato al decreto Salva Roma, seppur attaccando l’ostruzionismo delle opposizioni, soprattutto quelle di Lega e Movimento 5 Stelle. Poi, ha promesso che presto arriverà un nuovo testo in grado di essere approvato in tempo con la scadenza del 28 febbraio. Il primo cittadino di Roma però lancia l’ultimatum e minaccia il blocco totale della capitale.
Il ministro Maria Elena Boschi, durante il suo intervento a Montecitorio, ha spiegato che l’esecutivo ha rinunciato alla conversione del decreto per l’elevato numero di emendamenti, che di fatto avrebbero potuto tenere l’Aula impegnata per 215 ore, ben oltre la scadenza del provvedimento. Il nuovo Governo Renzi tuttavia varerà “un nuovo provvedimento, dopo una valutazione dei contenuti”. Questo futuro indeterminato non è piaciuto però al sindaco di Roma. “Se i soldi delle tasse dei romani non verranno restituiti ai romani, da domenica blocco la città. Le persone dovranno attrezzarsi – ha commentato Marino ai microfoni di Radio24 -, fortunati i politici del Palazzo che hanno le auto blu, loro potranno continuare a girare, i romani invece non potranno girare fin quando la politica non si sveglierà. Il Governo italiano deve restituire a Roma ciò che è di Roma. Noi stiamo pagando il debito di soldi che sono stati dissipati negli ultimi 50 anni. Sono veramente arrabbiato, anche i romani sono arrabbiati e hanno ragione, dovrebbero inseguire la politica con i forconi, qui bisogna ancora pagare i terreni espropriati nel 1957 per costruire il Villaggio Olimpico, ma si può continuare a governare così la Capitale? Non è più il periodo delle chiacchiere, è il periodo dei fatti”.
L’attacco alle opposizioni – La responsabilità del ritiro del decreto sta tutta nell’accanita opposizione di Lega e Movimento 5 Stelle e dura è la replica di Marino: “Si è mai sentito a Washington o a Parigi qualcuno che dice speriamo venga Nerone a bruciare la Capitale? Così direbbero i francesi o gli inglesi della loro Capitale? Qui non si tratta di un gioco, ma della capitale d’Italia. Il governo deve darci gli strumenti legislativi per poter risanare una volta per tutte la città, io non chiedo soldi – ha precisato il primo cittadino – quello che la stampa chiama Salva Roma altro non è che il tesoro di soldi dei romani che a loro deve essere restituito”.
Possibili dimissioni? – “Se il mese prossimo debbo non pagare gli stipendi, vendere l’Acea, fermare il trasporto, allora sì, io non faccio il commissario liquidatore. Diciamolo con chiarezza – ha spiegato Marino – per marzo non ci saranno i soldi per i 25.000 dipendenti del Comune, per il gasolio dei bus, per tenere aperti gli asili nido o raccogliere i rifiuti e neanche per organizzare la santificazione dei due Papi, un evento di portata planetaria”. D’accordo con il primo cittadino di Roma sono i sindacati: “Se non si mette riparo saranno a rischio i settori più importanti e delicati del funzionamento della macchina capitolina, inclusi i servizi per le fasce più deboli e le stesse retribuzioni dei dipendenti”.