Attualità Italiana

Ester Bonafede, l’assessore che si lamenta del suo “basso” stipendio

L'assessore a lavoro della Regione Sicilia Ester Bonafede ha esternato il suo disappunto in merito allo stipendio percepito. 5.440 euro al mese sono pochi rispetto agli stipendi dei deputati

Per l’assessore al lavoro della Regione Sicilia, 5.440 euro di stipendio sono pochi, anzi, sono “un paradosso”. Ester Bonafede, donna dell’Udc e membro della giunta del Governatore Rosario Crocetta, ha esternato il suo malumore, producendone altrettanto in chi ha ascoltato le sue dichiarazioni.

“È un paradosso che un assessore regionale guadagni meno del suo capo di gabinetto, meno di un deputato e, in certi casi, perfino di un commesso? Eppure è così. Oltre ai tagli orizzontali – spiega Ester Bonafede, parlando a margine dei lavori in Aula degli effetti della delibera applicativa della spending review in vigore dal primo gennaio – gli assessori subiscono la tassazione dell’unica indennità percepita per intero. Così per quanto mi riguarda, il mio personale stipendio netto, con la tassazione al 44%, è di 5.440 euro mensili. Meno di quanto percepisca il mio capo di gabinetto o un semplice deputato, che non ha lo stesso carico di responsabilità di un componente del governo. L’attività dedicata al lavoro di assessore che non prevede pause e vacanze meriterebbe pertanto un riconoscimento economico proporzionato al lavoro svolto – sottolinea l’assessore -, ai risultati ottenuti e all’assunzione delle responsabilità connesse. Di conseguenza, tutti gli assessori della giunta tecnica avvertono, dall’entrata in vigore della legge, di essere discriminati, perché non viene riconosciuto loro nemmeno lo stesso trattamento dei deputati. Chiarisco che le mie dichiarazioni non vogliono sminuire il ruolo e l’importanza del lavoro svolto dell’apparato amministrativo e sicuramente non si vuole innescare una polemica su una riforma che nasce dalla volontà dell’Aula, ma semplicemente sottolineare che c’è una dissacrazione del ruolo del politico, e che non è attraverso la demagogia e la dissoluzione del ruolo ontologico della politica, che si ricongiunge il legame tra la questa e cittadino. Ciononostante, a prescindere dal riconoscimento economico ridotto, io e la giunta continueremo a svolgere il nostro lavoro con la stessa dedizione e lo stesso entusiasmo”.

Il vero problema, probabilmente, sono gli stipendi dei parlamentari. Termine di paragone primo adoperato dall’assessore Bonafede, che, seppur in buonafede, forse non ricorda la situazione di milioni di italiani che in questo momento stanno vivendo la crisi reale e tangibile. E ancora, probabilmente, se gli stipendi dei parlamentari fossero più bassi, esternazioni simili, dettate forse  dell’appartenenza stessa dell’assessore a questo sistema marcio nel profondo, non verrebbero mai fatte.

Quindi, siamo d’accordo con la Bonafede quando afferma che l’attività dedicata al lavoro di assessore, che non prevede pause e vacanze, meriterebbe  un riconoscimento economico proporzionato al lavoro svolto. Ma le basi di partenza dovrebbero essere altre. I termini di paragone di stipendi, dovrebbero essere altri. Ci chiediamo, infine, come si fa a lamentarsi pubblicamente di uno stipendio di quasi 6.000 euro quando in Italia siamo ai livelli massimi di disoccupazione? Caro assessore, probabilmente ha ragione. Il suo capo di gabinetto e i deputati prendono più di lei e non è giusto. Ma si metta una mano sulla coscienza. Non devono aumentare lo stipendio a lei, ma abbassarlo a tutti gli altri.



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