Attualità Italiana

Immigrati marocchini si cuciono nuovamente la bocca per protesta

Nuova protesta choc degli immigrati marocchino al centro di identificazione ed espulsione. Si attendono risposte dalla politica

Torna la protesta “ago e filo” a Roma, nel Cie di Ponte Galeria. Tredici immigrati marocchini hanno dato atto ieri, a distanza di poco più di un mese, allo sfogo del loro malcontento attraverso un gesto eclatante. Così come accaduto poco prima di Natale, si sono cuciti la bocca con ago e filo o con pezzetti di ferro recapitati all’interno del centro di identificazione ed espulsione, dando così inizio ad uno sciopero della fame preannunciato dagli immigrati stessi ad infermieri e  medici. 

La protesta sfocia ancora per il disagio degli immigrati marocchini, che si sentono disillusi e stremati dalla loro condizione. Arrivati da Lampedusa da più di un mese lamentano la stagnante situazione all’interno del centro, la condizione all’interno dello stesso e un  “soggiorno” che sembra non dover finire. Come confermato dal direttore del Cie Vincenzo Lutrelli, sette degli immigrati sono gli stessi ad aver protestato allo stesso modo poco più di un mese fa. Le condizioni di salute degli immigrati risultano al momento buone.
L’acuirsi del malcontento deriva anche dal fatto che altri connazionali sono adesso in altri centri di uscita e siano riusciti a comunicarlo all’interno del Cie, mentre la condizione di alcuni immigrati fatica a sbloccarsi. Prima di Natale, la protesta era stata sospesa con la promessa che avrebbero avuto in breve tempo un miglioramento delle loro condizioni. Il verificarsi di queste azioni di protesta non fa altro che sottolineare come gli immigrati non possano avere gli stessi tempi della burocrazia e della politica italiana, e come queste situazioni al limite della dignità umana debbano essere affrontate con estrema urgenza e celerità. Dello stesso avviso il garante dei detenuti che afferma con decisione: “Spero che dopo le promesse il parlamento approvi presto le norme necessarie a porre fine a questa vergogna“.

 



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