Siria, Assad: Mie dimissioni? Fuori discussione
A pochi giorni dall'incontro di Montreaux, dove si discuterà del futuro del paese, le premesse per trovare una soluzione alla guerra civile non sono buone
A pochi giorni dall’istituzione a Montreaux, in Svizzera, del ‘tavolo di pace‘ in cui si discuterà del futuro della Siria e, nello specifico, di come cercare di mettere fine alle violenze della guerra civile iniziata quasi tre anni fa, le sensazioni generali non sono buone.
I principali protagonisti del conflitto, scoppiato l’11 marzo 2011 e che finora ha procurato la morte di decine di migliaia di morti, sono da una parte il presidente Bashar al-Assad e dall’altra i ribelli che lottano per la caduta del regime.
Se nei programmi dell’Onu, per mercoledì prossimo, vi è senza dubbio la discussione per trovare il modo migliore per avviare una transazione del potere in Siria, dal presidente Assad arriva la ferma volontà di non lasciare il potere.
Parlando con l’agenzia di stampa russa Intefax, il presidente siriano ha dichiarato: “Se avessimo voluto arrenderci, l’avremmo fatto da subito“. Il messaggio di Assad è rivolto innanzitutto all’opposizione siriana che, raggruppata nel cartello Coalizione Nazionale, ha deciso che parteciperà all’incontro di Montreaux. Il presidente ha proseguito dicendo che le dimissioni sono una “questione che non è in discussione” perché “solo i siriani possono decidere chi debba prendere parte alle elezioni“. La scorsa settimana la Siria si è dichiarata disponibile a trovare soluzioni condivise per la lotta al ‘terrorismo’ (leggasi lotta per contrastare le violenze attribuite ai ribelli) e ha informato di ciò il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon.
Al contempo, però, dagli Stati Uniti arrivano le dichiarazioni del segretario di stato, John Kerry, che qualche giorno fa ha affermato senza mezzi termini che nella Siria del futuro posto per Bashar al-Assad non ce ne sarà.