Gioia Tauro: arrivano le armi chimiche, scatta la protesta
Le navi e le armi chimiche transiteranno nel porto calabrese, ma il sindaco di San Ferdinando minaccia di chiudere il porto. Una legge vieterebbe l'operazione.
Gioia Tauro – Lo sapevamo, le navi cariche di armi chimiche di Assad transiteranno nel porto calabrese. Entro metà febbraio ci sarà il “passaggio di testimone” tra la nave danese Arc Futura e quella americana Cape Ray, operazione ritenuta necessaria prima della distruzione in mare aperto, nonostante le numerose proteste.
In prima linea, a manifestare lo sconcerto per l’operazione promossa dal Ministro degli Esteri Emma Bonino, è il rappresentate e segretario dell’Italia dei Valori Ignazio Messina che intervistato dai cronisti ha dichiarato: “Una vergogna che le armi chimiche siriane siano stoccate qui e che il nostro Paese abbia messo a disposizione dell’operazione il proprio territorio, cosa che non ha fatto nessun altro”. L’onorevole dell’Idv non ha risparmiano neppure il Ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi: “La cosa ancora più grave è che Lupi abbia detto che in due anni 3.000 container con sostanze della stessa pericolosità siano già stati trattati nel porto calabrese”.
Ma le proteste non arrivano solo dall’opposizione politica. Ad essere allibiti sono anche gli operai portuali che dovranno avere a che fare in modo diretto con il pericoloso materiale. Uno di loro afferma: “Quei container non li vogliamo lavorare e se vogliono possono chiamare i soldati per fare il nostro lavoro. La sicurezza non ha prezzo e noi siamo sempre gli ultimi a sapere le cose”. Dello stesso avviso è Domenico Macrì, coordinatore dei portuali del Sul che si chiede amaramente perché abbiano scelto proprio il porto di Gioia Tauro. Lo stesso segretario del Sul, Carmelo Cozza ha avvisato le autorità spiegando che il lavori cominceranno solo se dalla Capitaneria e dall’Autorità portuale daranno tutte le garanzie sulla sicurezza dell’operazione. “Dovrà essere allestito un piano di emergenza contro tutti i pericoli – ha spiegato Cozza -, compresi quelli sanitari, allora e solo allora siamo disponibili a fornire il nostro lavoro per il trasbordo. Altrimenti siamo pronti a bloccare tutto”.
Insomma, con le armi chimiche non si scherza. Medecenter Contship, terminal ufficiale dell’operazione ha spiegato che trattandosi di un trasbordo tra due navi, entrambe saranno affiancate alla banchina nord. Questo metterebbe a rischio il comune limitrofo di San Ferdinando. E la gente lo sa. “Sto valutando la possibilità di arrivare a un’azione eclatante – ha dichiarato il Sindaco del comune Domenico Madafferi nell’intervista rilasciata al Fatto -, non siamo cittadini di serie B. Secondo le notizie che ho ricevuto la nave dovrebbe attraccare a 300 metri dalle scuole. Non abbiamo le strutture sanitarie in caso di incidenti. Ritengo debba bloccare con ogni mezzo l’arrivo di queste navi… Se mi danno l’1% di possibilità di rischio, firmo l’ordinanza di chiusura del porto”.
Infatti, qualcosa non torna – Scandagliando la legge 185 del 1990 che delinea le nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali d’armamento leggiamo: “Sono vietate le fabbricazioni, le importazioni, le esportazioni e il transito di armi biologiche, chimiche e nucleari”. Già, qualcosa non torna…