Attualità Italiana

Cassazione: licenziamento per chi gioca ai videogame nelle ore d’ufficio

La Cassazione ha detto si al licenziamento per coloro che giocano ai videogame durante le ore di lavoro. E' già successo in un'azienda farmaceutica

Secchiata d’acqua fredda proveniente dalla Corte di Cassazione. Brutte notizie, dunque, per chi ha la brutta abitudine di giocare ai videogame al pc durante le ore d’ufficio. I trasgressori, infatti, rischiano il licenziamento dal proprio posto di lavoro. A divulgare l’allarme è la Suprema Corte in merito a una vicenda che ha visto coinvolta un’azienda farmaceutica e un suo dipendente. L’azienda farmaceutica in questione, infatti, avrebbe allontanato l’operaio con l’accusa di aver trascorso 300 ore di lavoro in un anno a giocare con i videgame, quando invece avrebbe dovuto limitarsi a svolgere il lavoro per cui era stato assunto. Pause si, ma non troppo lunghe, e soprattutto poco producenti per il lavoro d’ufficio. E’ consigliabile, dunque, prestare grande attenzione nel concedervi le pause: sfruttarla nel miglior modo, possibilmente senza rischiare di venir licenziati. Il dipendente licenziato dall’azienda farmaceutica pare che giocasse al pc circa un’ora e mezza al giorno. Il dipendente aveva però impugnato la decisione della società, e aveva ottenuto l’indennizzo poiché la contestazione dei suoi superiori è stata considerata “troppo generica”: mancava il numero esatto di partite giocate.
L’azienda farmaceutica si era così rivolta in ultima istanza alla Suprema Corte, ottenendo la ragione: “l’addebito mosso al lavoratore non può essere ritenuto generico per la sola circostanza della mancata indicazione delle singole partite giocate abusivamente”. Una pretesa illogica, quindi. In breve, un dipendete rischia di perdere il posto di lavoro non in base al numero delle partite giocare, ma alla sua esagerazione che porterebbe di conseguenza i suoi superiori a licenziarlo. Sarebbe opportuno quindi per chi gioca ai videogame durante le ore di lavoro togliersi questa brutta abitudine se non si vuol rischiare di perdere il posto di lavoro.



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