Primo trapiantato di mano in Italia, rischio cancrena: la fa amputare
Walter Visigalli, il primo uomo a cui è stata trapiantata una mano in Italia, ha dovuto farsela amputare d'accordo con il professor Marzo Lanzetta
Walter Visigalli, il primo uomo a cui è stato effettuato un trapianto di mano in Italia, ha deciso di farsela amputare. L’uomo di 48 anni aveva perso la mano in un incidente ed era stato operato 13 anni fa all’ospedale San Gerardo di Monza, dal professor Marco Lanzetta. La decisione di Visigalli è stata resa nota nelle scorse ore. Infatti l’uomo si è fatto operare di nuovo per rimuovere la mano che gli era stata impiantata, correva troppi rischi per la sua salute. La motivazione è stata data proprio dal chirurgo che ha seguito l’intervento, sia di trapianto che di amputazione: “Dopo due episodi di rigetto molto importanti abbiamo deciso insieme (così come avevamo messo nel conto quando si fece il trapianto) che non era il caso di rischiare la vita”. La decisione dunque, come fanno sapere, è stata presa molto serenamente, in quanto non si poteva più rimandare visto che si correva il rischio sia di cancrena che di setticemia, dopo le crisi di rigetto e il dolore sempre più frequente che erano riapparsi da marzo ad oggi. Anche il cortisone non gli è stato più sufficiente per limitare i danni. E dunque, procede il professor Lanzetta: “Per questo abbiamo attivato il ‘piano B’ che avevamo programmato per non andare oltre un certo limite. Non è stata dunque una scelta improvvisa: con Visigalli ci siamo chiusi in una stanza, ci siamo guardati fissi negli occhi e abbiamo pensato che non era il caso di rischiare oltre e di procedere all’intervento”. Visigalli è stato quindi operato in anestesia locale alla clinica Columbus di Milano e non appena rimossa la mano, spiega il chirurgo: “ Subito dopo gli esami sono rientrati nella norma. Inoltre è stato preso in carico dalla stessa psicologa che lo ha seguito prima e dopo il trapianto della mano” prosegue dicendo che cercherà di migliorare questa protesi: “Dopo un pò di tempo dal trapianto di 13 anni fa, l’area della corteccia cerebrale collegata all’arto si era riattivata riportando segnali della mano nuova. Questo fenomeno potrà essere di grande aiuto per l’impianto di una protesi bionica che potrà essere applicata nei prossimi mesi”. Con la speranza dunque, che la prossima protesi non dovrà essere amputata.