Ragazza disabile prigioniera da 24 anni: non funziona l’ascensore
Angela Faraco non esce più di casa a causa dell'ascensore guasto da 24 anni. Prima del loro arresto era aiutata da un gruppo di spacciatori
In uno degli edifici delle Case Celesti a Secondigliano, quartiere periferico di Napoli, luogo famoso per il grande spaccio di droga, una ragazza disabile è prigioniera perchè l’ascensore non funziona da 24 anni. Era abituata a farsi aiutare da un gruppo di pusher, ma dopo un’operazione dei carabinieri che li hanno arrestati tutti, la ragazza non ha più potuto ricevere l’aiuto necessario ad uscire per svolgere le sue consuete fisioterapie.
Gli spacciatori che operavano nella zona delle Case Celesti erano sempre disposti ad aiutare Angela Faraco a salire e scendere le scale che la separavano dal quarto piano all’esterno. L’arresto di tutti i criminali ha provocato una vera e propria crisi esistenziale per la ragazza, che ora è costretta a restare in casa a causa del guasto perenne dell’ascensore. Se non bastasse ad amplificare il trauma di una caduta: mentre provava ad uscire, accompagnata dalla madre non abbastanza forte, era caduta e si era rotta i denti e spaccato un labbro. Proprio la madre Antonietta ha espresso la sua disperazione per la depressione che ha improvvisamente colto la figlia: “Non so come fare. Siamo prigioniere, ostaggi… eppure basterebbe che mettessero in funzione l’ascensore. Sono 24 anni che siamo qui e non è mai stato fatto il collaudo, perché all’epoca tutti noi occupammo queste case popolari”. Tuttavia Antonietta paga l’affitto e le utenze regolarmente da quindici anni, inutilmente. La piazza dello spaccio e tutti i suoi protagonisti erano paradossalmente la salvezza per Angela, che aveva affidato a quel mondo criminale la sua possibilità di una vita che si avvicinava sempre di più a quella di una persona normalmente abile. Angela Faraco è ridotta in questa situazione di disabilità da quando fu colta da un’emorragia cerebrale giunta durante il parto di suo figlio. In suo aiuto si è mosso Massimo Giarraffa, genitore di un ragazzo disabile, che una volta conosciuta la storia della ragazza di Secondigliano, ha immediatamente scritto una lettera al Comune di Napoli per sollecitare un’intervento.