Ballottaggio elezioni amministrative: affluenza in calo e caos in Sicilia
Elezioni amministrative, affluenza in calo. Dopo le 15 comincerà lo spoglio dei voti che sanciranno i vincitori del ballottaggio
Dopo che le elezioni comunali di qualche settimana fa hanno sancito il cambio di poltrona nel ruolo di Sindaco in diverse città, tra ieri e oggi stanno proseguendo le votazioni nei seggi elettorali di 67 comuni. Il ballottaggio di questo week end ha visto la già scarsa affluenza dell’ultima tornata calare ancora. Se al primo turno i votanti sono stati il 42,38% degli aventi diritto, in questa seconda sessione, contrariamente alle raccomandazioni anti astensionismo diffuse nei giorni scorsi, hanno votato solo il 33,87%. I dati sono stati diffusi dal Viminale alla chiusura delle urne di ieri sera, alle ore 22. Caos nella diffusione dei voti in Sicilia, dove questi ultimi sono stati diffusi con ritardo e senza tenere conto della comparazione complessiva delle percentuali, ma solo di quella disaggregata dei singoli comuni coinvolti. Sempre in Sicilia, a Catania, la lista “Catania bene comune” ha denunciato presunte irregolarità avvenute in alcuni seggi. Il ballottaggio che più interessa gli italiani è quello della capitale. Anche a Roma affluenza in calo: dal 38,29% del primo turno si è passati al 32,47% (-5,39%). A scontrarsi sono Ignazio Marino (Partito Democratico) e Gianni Alemanno (Partito Della Libertà). Nella recente tornata, Marino era stato il più votato (ha avuto il 12% di vantaggio su Alemanno), ma accadde la stessa cosa anche 4 anni fa in cui lo stesso Alemanno finì poi per battere l’avversario di allora: Francesco Rutelli. I due candidati a Sindaco si sono presentati ieri al seggio in compagnia delle rispettive madri. Oltre a Roma, sono importanti anche i risultati degli 11 capoluoghi di provincia coinvolti. I capoluoghi, in rigoroso ordine alfabetico, sono i seguenti: Ancona, Avellino, Barletta, Brescia, Iglesias, Imperia, Lodi, Roma, Siena, Treviso e Viterbo. Insomma, come evidenziato dalla scarsa affluenza alle urne, il primo partito d’Italia si dimostra essere quello dell’astensione.