Attualità Italiana

Ecco le denunce più stupide in Italia

Sono centinaia, se non migliaia, ogni anno le denunce per futili motivi che pervengono all’attenzione del sistema giudiziario italiano, mettendolo a rischio di tracollo e impegnando inutilmente tempo e risorse.

Non è una finzione ma la realtà: ecco le denunce più stupide di cui si discute in aula. La Giustizia non è di per se un qualcosa che si possa prendere a cuor leggero: richiede per definizione attenzione e prudenza nel valutare, oltre che procedimenti minuziosi e regolamentati per lasciare il minimo spazio possibile all’errore umano; se a questo si aggiunge che noi italiani siamo un popolo che sembra avere una particolare predilezione per la risoluzione dei problemi attraverso carte bollate e avvocati, ecco che non è poi troppo difficile credere a quanto di recente denunciato da Gian Antonio Stella attraverso le pagine del “Corriere della Sera”: il sistema giuridico nazionale è imbrigliato, rallentato, letteralmente invischiato da una miriade di procedimenti giudiziari originati da motivi a dir poco futili. La situazione è descritta efficacemente in “Precari (fuori) legge. Ogni giorno in tribunale” del vice procuratore onorario Paola Bellone che raccoglie ed esemplifica efficacemente decine di episodi che dimostrano come la giustizia italiana proceda per via penale su casi che potrebbero risolversi efficacemente con un ammenda, il proverbiale schiaffo sulle mani, oberando e lasciando oberare da cittadini che non si contengono dal sporgere denuncia per i motivi più risibili un sistema di per se già a rischio di collasso. Si passa da casi come quello di chi denuncia la nuora per un piatto di agnolotti cucinati in maniera secondo lui non tradizionale, al pescivendolo che si è visto citato in giudizio per aver bollato la sua merce come “tonno”, piuttosto che con il più corretto nome scientifico esteso. Naturalmente non tutte le denunce finiscono in processo, ma tutte devono seguire un iter burocratico articolato che, naturalmente, coinvolge un certo numero di addetti ai lavori, dal poliziotto al procuratore, che sono obbligati per legge a seguirla anche nel caso in cui poi finisca archiviata per un motivo o per l’altro, sottraendo tempo e risorse a casi ben più importanti.



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