Yara Gambirasio ultime notizie, Fikri dichiara: “Sono stato picchiato dagli inquirenti”
Al settimanale Oggi Fikri si difende e lancia accuse contro gli inquirenti
Torniamo a parlare dell’omicidio della piccola Yara Gambirasio, la 13enne ginnasta di Brembate Sopra scomparsa nel nulla il 26 novembre di due anni fa e ritrovata priva di vita tre mesi dopo, nel febbraio del 2011, nel campo di Chignolo d’Isola. Oggi le ultime notizie riguardano colui che, ancora oggi, rimane il primo e unico indagato nella vicenda: il marocchino Mohammed Fikri, che si lascia andare in una confessione scioccante con i giornalisti del settimanale Oggi. Nelle sue dichiarazioni, Fikri racconta di esser stato piccato dai carabinieri per farlo confessare. Ecco le ultime notizie che arrivano dal caso di Yara Gambirasio.Così ha parlato Mohammed Fikri, al settimanale Oggi: “Ho preso un ceffone e un calcio sulla tibia, poi mi hanno portato in carcere”. Il mattino dopo la sua carcerazione, racconta Fikri, ha voluto rispondere a tutte le domande del pm: “Ho dato tutti gli elementi per verificare il mio racconto e ho chiesto che la frase venisse tradotta di nuovo. Il lunedì ero già libero, ho riavuto telefono ed effetti personali, sono partito per il Marocco. Quando sono tornato in Italia, credevo fosse tutto finito. Ma l’incubo continua”. “In questa storia”, ha dichiarato Fikri, “di vittima ce n’è una, si chiama Yara. Io sento di aver subito un’ingiustizia ma per fortuna posso difendermi e appena questo incubo finirà chiederò indietro tutto quello che mi è stato tolto. L’onore, il lavoro, gli amici e Fathia, la donna che dovevo sposare, e un anno fa, distrutta da questa storia, mi ha lasciato”.
Le accuse di Fikri nei confronti degli inquirenti sono anche altre, che racconta con queste parole: “I carabinieri mi hanno detto che c’era un problema e dovevo tornare con loro in Italia. Ho fatto presente che a bordo c’era la mia auto con la mia roba e hanno risposto che ci avrebbero pensato loro. Mi hanno messo un cappuccio nero in testa e mi hanno portato a riva. Non vedevo niente, ero terrorizzato. A terra qualcuno ha sollevato il cappuccio e mi ha fissato. “E’ lui”, ha detto e ha riabbassato il cappuccio. Mi hanno caricato su un’auto e per tutto il viaggio mi hanno trattato da assassino. Andavano a 220 all’ora, anche di più. A mezzanotte eravamo a Bergamo, hanno cominciato a far domande, poi con 6 gradi sotto zero, sulle scale davanti al cortile della caserma mi hanno fatto spogliare. Ho tolto tutto, slip, calzini e sono rimasto nudo. Insistevano “confessa, Benozzo ha detto che sei stato tu!”.
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