Cecilia Beretta morta: il dolore della gente di Abbiategrasso
Chi l'ha conosciuta non se ne fa una ragione: il dolore di Abbiategrasso è immenso.
Stentano ancora a crederci gli abitanti di Abbiategrasso, il paese di Cecilia. Perché un po’ tutti c’eravamo illusi che quella di Cecilia era la storia di chi avrebbe voluto cambiare vita, andare via volontariamente, ritrovare se stesso in un posto diverso da quello in cui vive. E i presunti avvistamenti della giovane, a Milano, Pordenone e in Croazia, continuavano a tenere in vita questa speranza. Invece non è andata così. Cecilia era morta, probabilmente subito dopo la sua scomparsa, dal momento che il cadavere della 14enne, studentessa di Farmacia a Pavia, è stato recuperato in avanzato stato di decomposizione. E oggi tutti piangono quella ragazza dolce e solare che era Cecilia: «Non poteva finire così. È troppo crudele», dicono tutti coloro che la conoscevano.
È impossibile farsene una ragione: cosa è successo? Un suicidio? Un omicidio? Solo l’autopsia potrà fornire le risposte alle domande che martellano la famiglia, gli amici e tutti i conoscenti di Cecilia Beretta. La domenica prima della sua scomparsa, la studentessa 24enne era passata all’Angel’s Cafè, un pub e pizzeria di via Pontida 32, dove lavora come pizzaiolo Lodovik Rushas, 28 anni. C’è anche lui tra i destinatari di uno dei biglietti di addio lasciati da Cecilia prima della fuga, in cui la ragazza dichiarava di amarlo. «Conoscevo Cecilia da tre anni, veniva al bar a trovarci» ha raccontato Lodovik. «Un anno fa, ogni tanto, uscivamo con la stessa compagnia. Non sono mai stato il suo ragazzo. Cecilia si era innamorata di me, ma io avevo risposto che, da parte mia, c’era solo amicizia». E poi Lodovik ha aggiunto: «Cecilia parlava di un suo amico tunisino, che risiedeva in Tunisia, con cui si sentiva via internet e di cui si era innamorata prima di me». Il grande mistero resta, sulla morte di Cecilia, vedremo quali saranno gli ulteriori sviluppi.
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