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Yara, parla il capitano dei carabinieri: “L’ho cercata come fosse mia figlia”

Yara Gambirasio ultime notizie: parla il capitano dei carabinieri che indagò sulla scomparsa.

È tornato al parlare del caso di Yara Gambirasio il capitano dei carabinieri che indagò sulla scomparsa della tredicenne a Brembate Sopra. È stato lui a puntare gli occhi sul cantiere di Mapello, proprio dove ora sorge un bellissimo centro commerciale, e su Fikri. Il capitano dopo anni e anni di servizio lascia il comando investigativo del nucleo di Bergamo, ma non senza prima fare riferimento ad uno dei casi più tristi della cronaca locale: la scomparsa di Yara Gambirasio e il ritrovamento del suo corpo, tre mesi dopo la scomparsa, a Chignolo d’Isola. Giovanni Mura, questo il nome del capitano, dice: “Lei è il mio cruccio, l’ho cercata come fosse mia figlia “La pista del cantiere di Mapello? Un dato di fatto, i cani molecolari ci hanno portato lì e difficilmente sbagliano”. Ha parlato così, in un’intervista al Corriere della Sera, tornando ancora una volta sulla triste storia di Yara: “Il mio dispiacere è nei confronti della famiglia”, ha detto.

 “Ho cercato Yara come se fosse mia figlia, ho una ragazzina che ha la sua stessa età. Le indagini hanno portato a lui (a Fickri ndr) e resta l’unico indagato, il giudice sa il fatto suo e deciderà di conseguenza”, dice il capitano. E riguardo agli errori di traduzione di quella telefonata di Fickri commenta: “Errori? Non lo so – continua il militare -. Era stato fermato sulla scorta della traduzione di tre interpreti di lingua araba che avevamo scelto dagli elenchi della Procura. Per Yara non si poteva che individuare i migliori, gli stessi che sono stati utili per indagini, per esempio, sulla droga”. E dopo aver fatto riferimento a quel cantiere di Mapello, dove i cani molecolari hanno “suggerito” di indagare, parla di Chignolo d’Isola, perché il corpo di Yara era lì fin dalla sera della sua scomparsa, il 26 novembre 2010.”Possibile, però, che cani ritenuti attendibili sbaglino?” – ha continuato – “Lì sono passate molte persone, non solo gli operai che ci lavoravano. Nel cantiere potrebbe anche soltanto essere passato un mezzo che ha caricato Yara poco prima, oppure una persona che con lei aveva avuto a che fare poco prima”.
E Mura conclude dicendo: “Quando un caso viene risolto, la gratificazione è rendere giustizia alle vittime, come chiesto dalle famiglie. Per Yara, giustizia non è stata ancora fatta, quindi il dispiacere è nei confronti della sua famiglia”.
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