Torino, i rom ritornano dopo il linciaggio dei cittadini
Dopo il linciaggio da parte dei cittadini di Torino, sono tornati nel campo rom alcuni nomadi: chiedono aiuto, fornelli per cucinare per i bambini. Molti di loro hanno deciso di tornare in Romania, per la paura di una nuova aggressione da parte dei cittadini torinesi.
Dopo il raid di sabato sera, da parte dei cittadini di Torino, sono tornati alcuni dei 30 romeni presenti al campo della Cascina Continassa. I rom erano stati linciati dai cittadini senza un vero motivo: una ragazzina aveva infatti denunciato un falso stupro da parte di due dei nomadi presenti al campo. Solo dopo l’aggressione dei cittadini si è scoperto che la storia della ragazzina era una storia inventata, per “proteggere” se stessa dai suoi genitori: aveva avuto infatti dei rapporti con un ragazzo più grande, dunque non era più vergine. Oggi i nomadi chiedono aiuto agli stessi cittadini che li hanno linciati sabato sera, dando fuoco al loro campo: “Servono fornelli e bombole per permetterci di preparare da mangiare per noi e per i nostri figli”, dicono. “Eravamo una cinquantina – dicono cinque uomini riuniti intorno a un falò acceso per riscaldarsi – ma adesso non siamo più di venticinque. Chi manca è probabilmente tornato in Romania per la paura che quanto accaduto possa ripetersi”. L’altra emergenza, hanno detto gli abitanti del campo, è il ripristino del tetto della cascina, andato parzialmente distrutto nell’incendio. “Molti di noi, infatti, trovano rifugio lì sotto soprattutto in caso di intemperie e adesso proprio non sappiamo come ripararci. Il Comune – hanno aggiunto gli abitanti del campo – per il momento non ha preso nessun provvedimento. Sono venuti soltanto i rappresentanti di un’associazione di solidarietà e ci hanno consegnato alcuni abiti per i bambini”. Cinque degli abitanti del campo sono rimasti senza documenti, andati bruciati – dicono – durante l’incendio. “Ci stiamo attivando – hanno concluso – presso la nostra ambasciata per poterne riavere di nuovi ma è comunque un grave disagio”. Una storia, quella accaduta a Torino, che deve far riflettere un po’ tutti su un tema di cui spesso si discute, ma di cui probabilmente non se ne sa abbastanza: si tratta della xenofobia, della paura del diverso. Un pensiero irreale, che parte dal presupposto sbagliato che chi è “uguale” a noi perché vive in un determinato modo o è nato in un determinato posto, è una brava persona. Chi viene da un altro Paese o è diverso da noi per usi, tradizioni e abitudini, è l’orco cattivo da cui stare alla larga. Un pensiero che forse non è degno nemmeno di esser chiamato “pensiero”.