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Berlusconi si dimette: Goldman Sachs presto governerà direttamente

Berlusconi si dimette. Da domani consultazioni formali dall'esito scontato porteranno Mario Monti a diventare premier. L'Italia è affossata. La crisi dell'Eurozona resta.

Tutto come nelle previsioni. Dopo l’approvazione della Legge di Stabilità da parte della Camera dei Deputati, Silvio Berlusconi è salito al Quirinale e ha rassegnato le sue dimissioni nelle mani del Presidente della Repubblica, il quale (anche in questo caso come era nelle previsioni) domani (ossia domenica!) inizierà il suo giro di consultazioni per poi affidare l’incarico di creare il nuovo governo a Mario Monti, fresco della nomina a senatore a vita.

Berlusconi si dimette: la piazza esulta – Alla notizia delle dimissioni di Silvio Berlusconi una folla festante che si era radunata attorno alla Piazza del Quirinale ha immediatamente espresso la sua gioia. Non sono mancati momenti di tensione alla vista dell’ex premier. Una scena che, tutto sommato, poteva essere data tranquillamente per scontata. Le dimissioni di Berlusconi rappresentano del resto la chiusura di una fase storica lunghissima  che ha condizionato la vita di molti italiani. E così tra Bella Ciao e inno di Mameli, l’ex premier e la sua scorta sono stati costretti alla fine ad imboccare una strada laterale.

Mario Monti premier – Come abbiamo già accennato da domani il presidente Napolitano inizierà il giro formale delle consultazioni. Diciamo formale perchè nella realtà dei fatti gli incontri esplorativi del presidente Napolitano non dovrebbero riservare alcuna sorpresa, visto e considerato che sarà Mario Monti ad entrare in carica dalla prossima settimana. Sulla lista dei ministri del suo governo si sono avanzate varie ipotesi nei giorni scorsi, ma nelle ultime ore alcuni rumors hanno chiarito a tutti partiti quella che sarà la realtà dei fatti: l’esecutivo guidato da Monti sarà formato da tecnici e da qualche innesco politico, giusto per dare un contentino ai partiti rappresentati nel Parlamento. A sostenere il governo tecnico di Monti saranno il Pd, il Terzo polo, e (con tutta probabilità) lo stesso Pdl. I rumors sul totoministri non si sono fermati qui, poichè, notizia delle ultime ore, si è saputo che questi famosi tecnici che dovranno, secondo la versione ufficiale di giornalisti e media, far uscire l’Italia dalla crisi saranno tutti di matrice bocconiana, provenienti ossia da quella Bocconi di Milano che tanti profeti del turbocapitalismo ha prodotto, in primis lo stesso Monti.

In un settimana si sta praticamente giungendo alla soluzione voluta e sospinta dalla speculazione dei mercati: fuori Berlusconi, governo tecnico a guida Monti e programma rigoroso a base di privatizzazioni e lacrime, fatto passare come indispensabile a far uscire l’Italia dalla crisi. Senza scendere nel dettaglio di quella che è la portata epocale della crisi, che non è solo la crisi dell’Italia ma la crisi dell’euro (per essere precisi una crisi dell’Italia nella più ampia crisi dell’euro), vediamo, brevissimamente, di tracciare un quadro di quello che è il profilo dell’uomo che nessuno ha eletto e che dalla prossima settimana sarà il nuovo premier.

Mario Monti Goldman Sachs: più di un legame – Per la vulgata Mario Monti (un ottantenne!) è l’uomo del rigore (cosa significa poi questa bella espressione, i tanti giornalisti da salotto dovrebbero spiegarcelo una buona volta). In effetti Monti può vantare un cv importante: due volte commissario europeo, presidente della Bocconi, esperto ricercatore di ambito economico. Dal punto di vista “ideologico” Monti è un sostenitore del libero mercato, del rigore sul fronte del debito pubblico e delle liberalizzazioni. Insomma, secondo la versione ufficiale, l’uomo giusto al posto giusto. Quello che però si scordano di dire i salotti (e di ripetere le piazze) è che Monti, come giustamente ha ricordato oggi Ida Magli, è stato costretto a dimettersi dal primo incarico di commissario Europeo, insieme ai suoi colleghi  per “per l’accertata responsabilità collegiale dei Commissari nei casi di frode, cattiva gestione e nepotismo” (l’uomo del rigore e della lotta contro la casta). Ma ci sono anche altri vuoti di memoria da parte dei media. Monti infatti è international advisor  di Goldman Sachs, presidente europeo della Commissione Trilaterale e membro del Bilderberg.  Lasciando da perdere questi ultimi due gruppi semi-oscuri (usate il caro Google per sapere di cosa si occupano) è interessante soprattutto l’incarico di Monti alla Goldman Sachs, la potente banca d’affari Usa responsabile della crisi di interi stati che non ha mai pagato per le sue responsabilità.

Partendo dal presupposto che su Berlusconi (e suoi suoi danni) la si possa pensare come si vuole, circoscriviamo la nostra analisi al solo governo tecnico di Monti. Un governo che è “ideologicamente” l’espressione suprema di  quelle idee che sono state le maggiori responsabili della crisi e “praticamente” è una longa manus di quei gruppi che hanno devastato l’economia reale nel supremo nome della finanza speculativa, come appunto è Goldman Sachs. Un governo che neppure è nato e che già ha incassato gli attestati di fiducia da parte di Bce, della Lagarde del Fmi e in ultimo da parte premio Nobel Obama, che genere di obiettivo può avere? Risolvere una crisi che riguarda tutta la zona euro oppure eseguire a puntino gli ordini delle grandi oligarchie parassitarie europee e mondiali? Sarà un governo che eliminerà le mille caste dell’Italia, ristabilirà la sovranità monetaria, ridarà fiato agli investimenti in un paese dove solo un pazzo può investire, oppure un governo che per fare cassa venderà a quattro soldi quello che resta dello Stato (Eni, Enel, Finmeccanica…) agli amici degli amici di Goldman Sachs?

In pochi mesi l’Italia, grazie allo zero politico della sua classe dirigente, è stata sbattuta fuori dalla Libia e dal Nord Africa, ridotta all’elemosina energetica, depredata dai francesi di alcune aziende strategiche e ora consegnata all’amministrazione controllata di chi ha avuto enormi responsabilità in questa crisi. Ma non c’è problema, la fila di chi si prodiga in inchini è già bella lunga.



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