Giudice Scoppeliti: ucciso perché incorruttibile
Ancora una storia di mafia, ma soprattutto ancora una storia di un eroe di mafia. Quella del giudice Antonino Scoppeliti, uno fra quelli che la mafia la combatteva senza pensarci due volte e che credeva nella Giustizia e nello Stato. La figlia del giudice, ucciso nel 1991, ha fatto delle dichiarazioni molto importanti che riaccendono […]
Ancora una storia di mafia, ma soprattutto ancora una storia di un eroe di mafia. Quella del giudice Antonino Scoppeliti, uno fra quelli che la mafia la combatteva senza pensarci due volte e che credeva nella Giustizia e nello Stato.
La figlia del giudice, ucciso nel 1991, ha fatto delle dichiarazioni molto importanti che riaccendono le concussioni tra le varie mafie e gli “aiuti” che queste si scambiano per poter contrastare indisturbate, le forze dell’ordine. Nel 2005 il processo che doveva consegnare alla giustizia mandanti ed esecutori, o far luce sulla morte del giudice, si è concluso, invece, con l’assoluzione di quelli che dovrebbero essere i mandanti.
Secondo le indagini la Mafia siciliana avrebbe chiesto alla ‘ndrangheta calabrese di eliminare il giudice Scoppeliti, uomo scomodo e incorruttibile. Infatti, sempre secondo le dichiarazioni della figlia, il giudice che avrebbe dovuto sostenere in un processo la pubblica accusa contro Cosa Nostra, aveva rifiutato 5 miliardi di lire, offerti per rivedere la sua requisitoria contro i boss.
Antonino Scoppeliti, era un uomo che aveva fatto carriera in fretta, ma nel migliore dei modi, anche perché, in procura, era entrato giovanissimo, a soli 24 anni. Si era occupato di molti processi, cntro la mafia, ma anche contro terroristi.
La sua morte avvenne in Calabria, dove il giudice era in vacanza, senza scorta. Venne intercettato da due uomini su una moto che spararono diversi colpi di fucile. Scoppeliti perse il controllo è finì in una scarpata, tanto che all’inizio si pensò ad un incidente, ma l’autopsia fece scoprire due fori alla testa che lo avevano ucciso sul colpo.
I processi che furono istituiti per scoprire mandanti e colpevoli, furono rivolti contro alti esponenti di Cosa Nostra quali Salvatore Riina, Bernando Provengano, Filippo Graviano, Nitto Santapaola, Giovanni Brusca, ma la Corte d’Appello li assolse tutti, perché le dichiarazioni dei pentiti erano discordanti.
Un altro processo di mafia senza colpevoli, un altro omicidio che resterà tra gli oscuri segreti di Cosa Nostra e che non è riuscito a condannare i colpevoli. Un altro processo senza giustizia.
Teresa Corrado