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La ristrutturazione del debito greco: cronaca di un default pilotato

Qualche giorno fa poche agenzie specializzate hanno battuto una interessante presa di posizione, a proposito della gravissima crisi greca e della ipotizzata ristrutturazione del debito greco, dello strategist di Intesa Sanpaolo Sergio Capaldi. Mi premetto si segnalare questa notizia perché dopo mesi di dichiarazioni, smentite e smentite alle smentite, finalmente si ha la possibilità di […]

Qualche giorno fa poche agenzie specializzate hanno battuto una interessante presa di posizione, a proposito della gravissima crisi greca e della ipotizzata ristrutturazione del debito greco, dello strategist di Intesa Sanpaolo Sergio Capaldi. Mi premetto si segnalare questa notizia perché dopo mesi di dichiarazioni, smentite e smentite alle smentite, finalmente si ha la possibilità di aver a disposizione un giudizio oggettivo e competente. Secondo Capalbi le dichiarazioni morbide dell’Ue e Fmi di questi giorni, servirebbero solo ed esclusivamente a prendere tempo e rinviare l’unica opzione realmente possibile ossia la sconcertante ipotesi della ristrutturazione del debito. L’analista ha sottolineato in particolare che il tempo che si sta cercando di prendere servirebbe unicamente alle banche per disfarsi dei crediti verso la Grecia. Lo scenario che Capaldi prospetta è chiaro e inequivocabile: alla fine dei giochi il 30% del debito greco sarà in mano ai cittadini europei, quindi tutto il tira e molla di questi giorni sarebbe unicamente finalizzato al passaggio del rischio dal settore privato a quello pubblico.

Un giudizio chiaro che sbarazza il campo dalla tesi sostenuta in questi giorni secondo la quale la nuova ondata di privatizzazioni selvagge che l’Fmi e l’Ue hanno richiesto alla Grecia come ulteriore condizione per la concessione della quarta trance del maxiprestito da 110 mld di euro nonché per un eventuale ulteriore prestito da 60-70 mld di euro, non servirebbero praticamente a nulla in quanto al ristrutturazione del debito greco è praticamente inevitabile. Nonostante questo però, come informano in grandi media si continua ad affermare che se la Grecia rispetta questi dettami la ristrutturazione potrà essere evitata e quindi il default della Grecia potrà essere scongiurato.

La crisi economica greca

C’è tanta gante in giro con la memoria corta, soprattutto nelle redazioni dei grandi media. Nel 2010 quando la Grecia fu “salvata”, il governo allora in carica dichiarò in più di una occasione che le lacrime imposte dall’Fmi e dall’Ue sarebbero state si necessarie ma poi tutto si sarebbe messo apposto e la questione sarebbe stata risolta una volta per tutte. La domanda che bisognerebbe farsi è invece un’altra: c’è una questione greca da risolvere oppure è di fatto tutta già scritto e il destino della Grecia era già segnato dal 2010. Per rispondere a questa domanda è necessario fare un tuffo nel passato nel lontano…2008. Quello fu infatti l’ultimo anno in cui si parlò di una sorta di leone ellenico che accanto alla tigre irlandese aveva una crescita media annua del 2,5%, trainata dai cosiddetti servizi come il turismo, mentre ciò che produceva reale ricchezza come il manifatturiero o l’agricoltura occupava una posizione irrisoria. Le economie che non sono fondate su ciò che produce reale ricchezza ma solo sui tanto decantati “servizi” prima o poi presentano il conto. E questo fu il caso della Grecia che nel 2009 registrò un rapporto tra debito e Pil al 13% contro il 3% messo in bilancio. Una situazione aggravata ancora di più dal fatto che la Grecia avesse puntualmente falsificato i suoi bilanci. Insomma nel 2009 Atene non era praticamente in grado di pagare i suoi debiti. Fu in questo contesto che, poco prima della scadenza naturale dei titoli di Stato greci ossia dalla trasformazione di tali titoli in carta straccia con conseguente default di Atene, Ue e Fmi tirarono fuori il loro coniglio magico: maxiprestito da 110 mld di euro in cambio di riforme strutturali, tagli agli stipendi e privatizzazioni, il tutto condito con la necessità di rispettare un preciso piano di crescita. Si noti la contraddizione di questo ragionamento: come fa infatti il Pil greco a salire se i consumi vengono incentivati…tagliando gli stipendi?  Proprio la crisi greca fu l’occasione per lanciare il fonda salva stati, utile solo alle banche tedesche e a quelle francesi che avevano il portafoglio piano di titoli greci. Contestualmente si decise che la Bce sarebbe intervenuta per acquista tare titoli di Stato greci sulla aste, con l’obiettivo di tenere basso il rendimento dei titoli di stato greci.

Ristrutturazione debito greco

A distanza di pochi anni la situazione è questa: rendimenti dei titoli di stato greci al massimo storico, 77 mld di titoli di stato greci nell’ultimo anno comprati dalla Bce, recessione economica prevista per il 2011 con Pil al di sotto dello zero, impossibilità di Atene a pagare il debito, vantaggi solo per quelle banche piene di titoli si Stato greci che hanno avuto il tempo per sbarazzarsi dell’ingombrante presenza greca nel loro portafoglio. Tutti questi elementi che indicano che la ristrutturazione del debito greco è inevitabile e che le lacrime riservate ai greci (già nel 2010) sono servite a ben poco. Il mercato del resto, già da alcune settimane sta scommettendo apertamente sulla necessaria ristrutturazione del debito greco, ossia sulla svalutazione del debito per un importo determinato o l’allungamento dei tempi di scadenza dei titoli. In pratica, nella prima ipotesi, ristrutturando il debito, alla scadenza del titolo di stato greco io non avrà 100 (come mi spetterebbe) ma 50. Non ci vuole la laurea in economia per capire che questo scenario significherebbe la fine per tanti risparmiatori, la morte economica di Atene e la fine della credibilità dell’Europa. Un’eventuale ristrutturazione del debito greco porterebbe quindi ad una sorta di default parziale di Atene, innescando pericolosi effetti sistemici in tutta Europa. La ristrutturazione può certamente essere rimandata ulteriormente, concedendo altro credito che Atene non sarà mai però in grado di rimborsare. Ma la domanda che serpeggia ora è chi possa spingersi a concedere liquidità a un debitore che non ha le risorse per pagare.

Default Grecia

In questi giorni di tira e molla, si è addirittura parlato di coinvolgimento dei privati per un nuovo prestito ad Atene…Tutte soluzione insomma che servono solo a prendere tempo per permettere alle banche, sulla stessa scia di quanto avvenuto nel 2009, di disfarsi dei debiti greci, infilandoli nel portafoglio pubblico. Una sorta quindi di default guidato, pilotato ai danni di un paese che tecnicamente è stato tenuto in vita artificialmente per due anni, succhiando quanto più possibile attraverso privatizzazioni e tagli che, era già nel conto, non potevano assolutamente servire a nulla. Oggi, a distanza di due anni, qualcuno ha ancora la faccia di dire che questi tagli sono necessari, che le privatizzazioni servono, che lo stato deve vendere spezzoni della sua sovranità, che il turismo sarà rilanciato…(ma mai qualcuno che dica che senza distretti industriali si muore!)e poi andrà tutto bene e il default potrà essere evitato. Un copione già visto due anni fa.

Enzo Lecci

vice presidente Associazione Toscana a Difesa dei Consumatori

1 response to “La ristrutturazione del debito greco: cronaca di un default pilotato

  1. Patrizi e plebei, guelfi e ghibellini, la storia e ciclica, io lavoro tu lavori egli si gratta. Io guardo, tu aspetti egli mangia. Mio nonno fava (faceva)mattoni, mio padre fava mattoni, fava mattoni pure me , ma la casa mio dov’è. A che diavolo servono fiumi di parole inutili, il male di questo pianeta si chiama “capitalismo” con tutti i derivati a guinzaglio: politicozzoli, clericali, mafia, corruzione, caste, banche, finanza ecc. La storia dell’ultimo secolo ne e piena di questo tumore planetario. Chi produce ha lottato per 2000 anni per uscire dalla schiavitu, adesso con tutte ste merde finanziarie, azioni, obbligazioni, bond, bind, bund ed altre demenze per psicopati isterici, dovrebbe perdere tutto e rovistare nei cassonetti della spazzatura ????? Il denaro e una merce che serve per scambiare altre merci, (sostituisce il baratto). Un individuo socialmente utile (solo chi produce) risparmia una parte delle sue fatiche mettendosi un gruzzolo in banca per i tempi di magra, poi arrivano questi sorci in cravatta e con metodo programmato lo alleggeriscono del tutto ???? Elemento socialmente utile, devi fare solo una cosa assiemme ai tuoi simili, eliminare banche, politicozzoli, clericotti, mafiosi, finanziotti, scrivanotti di merda, sono dei parassiti che vanno solo schiacciati, in alternativa questo pianeta non ha futuro, l’emergenza e planetaria.

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