Elezioni amministrative 2011: lo schiaffo sì, ma a chi?
I dati sono ufficiali e ufficiale è la battuta d’arresto che queste elezioni amministrative 2011 hanno dato alla maggioranza di governo. Non solo perché città simbolo come Torino,Bologna, Trieste, Cagliari hanno portato alla vittoria del Centrosinistra, ma anche i ballottaggi previsti a Milano e Napoli portano inevitabilmente a fare delle considerazioni. Ciò che ha pesato […]
I dati sono ufficiali e ufficiale è la battuta d’arresto che queste elezioni amministrative 2011 hanno dato alla maggioranza di governo.
Non solo perché città simbolo come Torino,Bologna, Trieste, Cagliari hanno portato alla vittoria del Centrosinistra, ma anche i ballottaggi previsti a Milano e Napoli portano inevitabilmente a fare delle considerazioni. Ciò che ha pesato su questo voto è l’immobilismo che da mesi caratterizza l’azione del Governo. I temi caldi che hanno acceso in questi ultimi mesi i dibattiti e le polemiche nei salotti televisivi e non, riguardano temi che di politica, intesa nella sua accezione squisitamente aristoteliana, hanno ben poco: dal caso “Papi”, alla casa Tulli (Fini)ana di Montecarlo, passando per il nuovo caso “Ruby”, di fronte a cui, le reazioni sindacal-popolari hanno creato slogan dal significato ambiguo, del tipo “Se non ora quando?”
Nel frattempo, le questioni che più avrebbero dovuto interessare la classe politica e non, sono passate in secondo piano e mentre i nostri vicini greci annaspavano, la nostra attualità si interessava al menù tricolore delle bollenti e affollate cene di Arcore .
Se questa è la situazione interna, all’esterno abbiamo assistito alla rovinosa caduta del nostro paese in tema di credibilità internazionale. Dapprima l’annoso caso Battisti, da cui l’Italia è uscita sconfitta. Poi la questione Libia. Napoleon-Sarkozy pensa bene di risolvere la situazione e ridare speranza al popolo libico, mettendo in moto la macchina Nato, naturalmente confrontandosi con altri importanti leader europei: Merkel, Cameron, ecc…
Esclusa l’Italia ovviamente.
Certamente questi temi hanno pesato sul voto dello scorso 15 e 16 maggio e il Governo ne deve tener conto.
Il voto di Milano è un boccone amaro difficile da mandar giù, ed è dovuto soprattutto alla pessima figura del sindaco uscente Moratti, nell’ultima fase della sua campagna elettorale, dove ha utilizzato modus operandi tipici di quella politica fastosa e festosa dei congressi americani, dove le armi per colpire gli avversari politici si trovano negli album di famiglia
Sperando che la Moratti abbia licenziato in tronco i suoi consiglieri, a prescindere dal risultato del ballottaggio, Pisapia a Milano ha già vinto. Ma con Pisapia a Milano ha vinto il Pd? Non bisogna dimenticare che alle primarie, il partito democratico aveva sostenuto l’architetto Boeri.
Certamente Torino ha scelto di continuare la sua strada democratica, eleggendo Piero Fassino, solido e robusto uomo del Pd, d’alemianamente parlando. A Napoli, il ballottaggio ha come attori principali Lettieri (pdl) e Luigi De Magistris (idv); del Pd neanche l’ombra.
Senza dimenticare il brillante risultato raggiunto dai cosiddetti grillini a Bologna, che di alleanze con il partito di Bersani non vogliono proprio sentir parlare.
Di certo è che dalle elezioni amministrative 2011 escono nomi e volti nuovi nel panorama politico italiano. Giuliano Pisapia ai più è noto come il figlio di quel celebre Giandomenico, padre del codice di procedura italiana, così Luigi De magistris, ex magistrato balzato agli onori grazie al caso “Why not?”. Operatori del diritto. Molta è la curiosità di vederli all’opera. Ai prossimi exit-poll.
Alessandra Caparello