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Yara Gambirasio: arriva una lettera anonima

Colpo di scena nel caso Yara Gambirasio: la ragazzina di 13 anni scomparsa lo scorso 26 novembre da Brembate Sopra, vicino alla palestra in cui si allenava, e ritrovata morta dopo tre mesi esatti, il 26 febbraio, in un campo a Chignolo d’Isola, paese distante pochi km da Brembate. Su Yara ci sono poche certezze, […]

Colpo di scena nel caso Yara Gambirasio: la ragazzina di 13 anni scomparsa lo scorso 26 novembre da Brembate Sopra, vicino alla palestra in cui si allenava, e ritrovata morta dopo tre mesi esatti, il 26 febbraio, in un campo a Chignolo d’Isola, paese distante pochi km da Brembate. Su Yara ci sono poche certezze, ma molte ipotesi. Si è parlato inizialmente di movente sessuale, poi di rito satanico, poi entrambe queste due ipotesi sono state confutate. Perchè Yara è stata uccisa? Questo ancora resta un giallo. Le poche certezze riguardano la modalità con cui la tredicenne è stata uccisa: è stata malmenata, strangolata e accoltellata, forse da morta.

Oggi, 1 aprile 2011, dopo un mese e mezzo dal ritrovamento del corpo di Yara, arriva una lettera anonima all’Eco di Bergamo, lettera che è stata esaminata dalla squadra mobile. Nella missiva, un uomo dichiara che il 26 novembre scorso, proprio il giorno in cui Yara è scomparsa, c’erano tre ragazzi al campo di Chignolo d’Isola, lo stesso campo in cui la tredicenne verrà ritrovata morta dopo tre mesi, come scritto sopra.

L’uomo che scrive in anonimato, sostiene di essere un commesso viaggiatore e di abitare a circa una quarantina di chilometri da Chignolo. La sera della scomparsa di Yara, afferma di essersi a appartato con una prostituta di colore, incontrata e fatta salire sulla sua auto a circa 500 metri dal campo. E’ questo il motivo per cui l’uomo non ha voluto firmare la lettera e dichiarare la sua identità. Così scrive nella missiva: “Visto poi come trattano i testimoni, il mio racconto distruggerebbe una vita di sacrifici, nonostante cio’ che faccio ogni tanto nel tempo libero, ho famiglia e ci tengo“. Arrivato con la prostituta ai margini del prato, l’uomo dice di avere illuminato coi fari dell’auto due scooter parcheggiati di traverso.

Racconta: “Non mi sembrano scooter grandi, da patente, anche se non me ne intendo di moto, ma scooterini da ragazzi . Non ricordo il colore, penso fossero neri, al massimo blu scuro o grigio scuro. C’era un casco a terra e uno sulla sella“. L’uomo prosegue nel racconto: “Con i fari, per pochi secondi, ho fatto luce nel campo dove ho visto, anzi abbiamo visto, delle figure che si allontanavano o meglio si addentravano nel campo. Sembravano litigare, o forse scherzavano, e avevano fretta. Ho solo due certezze: che erano tre e che erano le 19 in punto del 26 novembre“. E’ la stessa prostituta a quel punto che invita l’uomo a cambiare posto, per evitare testimoni. Tra l’altro, nella lettera anonima, è forinito il nome della donna.

L’uomo ripensa a quella sera il 26 febbraio, quando Yara viene ritrovata morta proprio lì, nello stesso campo dove sia lui che la prostituta hanno visto la scena descritta sopra. Spiega che avrebbe voluto raccontare l’accaduto sa subito: “Volevo e dovevo scrivere o parlare dal giorno del ritrovamento. Ho riconosciuto subito in tv il posto, anche se l’avevo visto al buio, ma per conferma con punti di riferimento come il capannone e la discoteca ci sono tornato di giorno e vi assicuro che quel 26 novembre ero li’: esattamente li’ e i miei fari facevano luce su quelle persone che andavano in quella direzione. Spero lo prendano, non importa l’eta’: deve pagare. Ho un figlio di 15 anni e non esiterei a fargli fare l’esame del Dna, se non vivesse a 40 chilometri“.

Dunque si apre un altro grande punto interrogativo: che siano stati dei ragazzi quasi coetanei di Yara a toglierle la vita?

Sara Moretti

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