Stefano Cucchi, è iniziato il processo
Nell’aula bunker del carcere romano è iniziata la prima udienza per il decesso di Stefano Cucchi, il geometra 32enne che il 16 ottobre del 2009 venne fermato per una vicenda di stupefacenti e morì dopo sei giorni nella sezione detenuti dell’ospedale Sandro Pertini di Roma. Il giovane morì il 22 ottobre 2009 nel reparto detenuti del […]
Nell’aula bunker del carcere romano è iniziata la prima udienza per il decesso di Stefano Cucchi, il geometra 32enne che il 16 ottobre del 2009 venne fermato per una vicenda di stupefacenti e morì dopo sei giorni nella sezione detenuti dell’ospedale Sandro Pertini di Roma. Il giovane morì il 22 ottobre 2009 nel reparto detenuti del Sandro Pertini dove -sostiene l’accusa rappresentata dai pubblici ministeri Vincenzo Barba e Francesca Loi – non gli erano state prestate le cure minime pur essendo in uno stato di totale debilitazione anche a causa delle percosse subite. Si disse al momento dei fatti che se in ospedale gli fosse stato dato un solo bicchiere d’acqua zuccherata non sarebbe morto.
In aula questa mattina ci sono i familiari di Stefano: la sorella Ilaria, il padre Giovanni e la madre Rita Calore. Gli imputati presenti davanti alla terza Corte d’assise, presieduta da Evelina Canale, sono solo due: Nicola Menichini, uno degli agenti di custodia, e Stefania Corbi, un medico del Sandro Pertini. Gli altri imputati, invece, sono tutti assenti: gli agenti di polizia penitenziaria; il primario del Sandro Pertini, Sandro Fierro; i medici egli infermieri.
Gli imputati sono stati rinviati a giudizio nel gennaio scorso dal Gup di Roma, Rosalba Liso. Gli agenti della polizia penitenziaria dovranno rispondere di concorso in lesioni volontarie e abuso di autorità. I reati contestati a vario titolo al personale sanitario vanno dall’abbandono di persona incapace, al favoreggiamento, dall’omissione di referto, all’ abuso d’ufficio e falso.
Nei giorni scorsi in una lettera uno dei medici rinviati a giudizio ha affermato che Cucchi “rifiutò” le cure in ospedale”. “Noi siamo riusciti a sottoporlo a visita ortopedica – scrive Flaminia Bruno – effettuare la radiografia alla schiena, i prelievi ematici, somministrare gli anti-dolorifici e farmaci per l’epilessia. Il ragazzo ha sistematicamente rifiutato ogni altro trattamento e indagine proposta”.
“Spero che vinca la verità – ha detto la sorella del giovane, Ilaria – L’auspicio è che chi deve giudicare si renda conto di ciò che è capitato a Stefano“.
Giusy Cerminara