“Il ritmo delle cose” di Rkomi: una perla incompresa di Sanremo 2025
Perchè non abbiamo compreso il significato profondo del brano di Rkomi: Il ritmo delle cose è davvero una canzone che racconta di noi tra presente e futuro
Nonostante il piazzamento sorprendentemente basso al Festival di Sanremo 2025, “Il ritmo delle cose” di Rkomi si distingue come uno dei brani più profondi e riflessivi di questa edizione. Il testo, denso di immagini evocative, affronta il caos delle relazioni nell’era digitale e il senso di isolamento che spesso ne deriva. Ma forse proprio questa complessità non è stata pienamente compresa dal pubblico e dalla giuria. O forse, come ha raccontato il cantante in alcune interviste rilasciare a poche ore dalla finale di Sanremo, il problema sta bel fatto che il suo modo di cantare non permetta a tutti di capire molte delle parole. Una sorta di mea culpa non dovuto, diciamolo pure.
Il vero motivo per il quale non abbiamo compreso tutti al meglio questo testo, è perchè eravamo concentrati su altro. Ha fatto tanti scalpore la signora che ballava sulle note di Una vita in vacanza e non ci siamo resi conto che in tre serate invece Rkomi, ha voluto raccontare anche con quello che accadeva alle sue spalle, il ritmo delle cose appunto, l’inesorabile passare del tempo. Una immagine forse troppo poetica per chi era concentrato su lenti a contatto nere o abiti scollati. Peccato.
Perchè non abbiamo capito il brano Il ritmo delle cose
“Il caos non sciopera mai / Ovunque prende forma”. Con queste parole, Rkomi descrive una realtà in cui il disordine è una costante, qualcosa da cui non possiamo sottrarci. La canzone è un viaggio tra emozioni contrastanti, tra momenti di apatia e consapevolezza. Versi come “Ultimamente fumo ed esco veramente poco / Sto in mutande mentre fisso stupidamente il vuoto” restituiscono la sensazione di alienazione e il vuoto interiore tipico della società iperconnessa.
Ma è nel ritornello che emerge il cuore del brano: “Questo caos che forma il ritmo delle cose / Il ritmo che ci muove”. Qui Rkomi suggerisce che il disordine, più che ostacolare, è ciò che dà forma alla nostra esistenza e ci spinge avanti. Accettarlo diventa quindi un modo per riconciliarsi con il proprio tempo.
Le parole di Rkomi: un flusso di coscienza
In diverse interviste, Rkomi ha raccontato la genesi del brano, spiegando che è nato quasi per caso, come un flusso di pensieri spontanei messi in musica. “Il testo è nato in modo giocoso… mi sono lasciato andare, buttando giù immagini e sensazioni”, ha dichiarato. L’artista ha poi sottolineato come il pezzo rappresenti una riflessione sul mondo contemporaneo, sempre più condizionato dalla tecnologia e dalle relazioni virtuali. E lui su quel palco invece aveva portato due giovani ragazzi innamorati prima, travolti da un amore giovane e appassionato. Poi forse la stessa coppia, con qualche anno in più, i capelli bianchi che segnano il passaggio del tempo, il ritmo delle cose appunto. E poi l’ultimo ballo della stessa signora, ma questa volta da sola. Apparentemente da sola perchè tra le braccia stringeva la giacca di chi non c’era più.
Un brano che meritava di più
Non è raro che una canzone profonda e stratificata venga penalizzata in un contesto come Sanremo, dove spesso prevalgono melodie più immediate e testi più accessibili. “Il ritmo delle cose” merita invece di essere riscoperto, perché racconta con grande sensibilità il senso di smarrimento e l’adattamento alla complessità della vita moderna. È un invito a lasciarsi trasportare dal flusso degli eventi, senza paura del caos, perché è proprio quel disordine a darci un senso.
Forse il tempo darà giustizia a questo brano, e “Il ritmo delle cose” troverà il suo posto tra le canzoni più significative di questa edizione di Sanremo.