Film da vedere, Ricordati di me
Film da vedere – Recensioni Ricordati di me Italia(2003), 125 min, regia e soggetto di Gabriele Muccino, comincia a girare con una domanda che viene spontanea agli spettatori più attenti: “Di chi bisogna ricordarsi?”. Uno spaccato di vita nell’Italia degli anni 2000 talmente calzante che sembra quasi un’ottima fotografia. Sembra di parlare del “Sogno Italiano”, […]
Film da vedere – Recensioni
Ricordati di me
Italia(2003), 125 min, regia e soggetto di Gabriele Muccino, comincia a girare con una domanda che viene spontanea agli spettatori più attenti: “Di chi bisogna ricordarsi?”. Uno spaccato di vita nell’Italia degli anni 2000 talmente calzante che sembra quasi un’ottima fotografia. Sembra di parlare del “Sogno Italiano”, tutti che cercano la notorietà, come se fosse realmente una soluzione per la vita, proprio qualora servirebbe realmente in fondo cercarla. Un film veloce, isterico, urlato. Ci dice in maniera diretta che la realtà che stiamo vivendo non è proprio il massimo. Una realtà, come si dice: “da film”, per intendere la profonda ignoranza dei personaggi che la muovono. Vite spese senza senso lasciare traccia se non una scia di tristezza.
La trama – Questa famiglia di cui si parla, in cui Fabrizio Bentivoglio è Carlo, il padre; Laura Morante è Giulia, la madre; ha perso il senso proprio del termine. In un contesto formato da amici, parenti, conoscenti non degni di nota , purtroppo, ma tutti appunto, attori di questo dramma e bene integrati. Ad un tratto, c’è un colpo di scena: un incidente. Accaduto proprio al capo famiglia Carlo. In un momento, tutti si ricordano di essere Italiani, la famiglia si stringe, e da la forza di continuare allo spettatore la visione. Dopo di questo si ripiomba nel buio più totale: mancanza di valori, solidarietà, intelligenza, sensibilità. L’amate di Carlo: Alessia(Monica Bellucci), bella, giovane, rappresenta il meglio della riflessione che l’autore Muccino può fare nei confronti di un’Italia maschile degli eccessi, che non da il giusto peso alle cose e crede ancora alla cicogna. Nelle ultime battute, il viso enormemente espressivo di Bentivoglio in una foto ricordo post incidente della famiglia, ormai “riunita”, fa capire il grado di fragilità di quest’uomo che non si è mai guardato dentro, che non si conosce, che ha sviluppato di se solo la parte minima per la sopravvivenza. Uno spiraglio c’è sempre e comunque, al di la del fatto che tutta la narrazione presenta anche momenti ironici, riguarda appunto lo spettatore più attento e anche sensibile, non certo il tipo che si identifica con il protagonista o la protagonista, che comunque mostra una maggior accortezza nella vita. Ed è proprio la domanda iniziale. Il figlio di Carlo( Silvio Muccino), al momento dell’incidente, si è ricordato di qualcuno, si è ricordato di Dio. Ha pregato, e caso strano è l’unico della famiglia che dopo quell’evento, per vari eventi accaduti non vive più nel buio. Può essere a questo punto che il titolo del film non si riferisca proprio al Signore?
Massimiliano Marra