Film da vedere, Uomini che odiano le donne
Film da vedere- Recensioni Uomini che odiano le donne Regia di Niels Arden Oplev tratto dall’omonimo romanzo di S. Larsson, edito da Marsilio, 2005. Mikael Blomquist (Michael Nyqvist) è un giornalista della Rivista Economica Millennium finito in disgrazia dopo aver perso una causa contro uno dei Signori dell’Economia di Stoccolma. Incaricato di indagare sulla […]
Film da vedere- Recensioni
Uomini che odiano le donne
Regia di Niels Arden Oplev tratto dall’omonimo romanzo di S. Larsson, edito da Marsilio, 2005.
Mikael Blomquist (Michael Nyqvist) è un giornalista della Rivista Economica Millennium finito in disgrazia dopo aver perso una causa contro uno dei Signori dell’Economia di Stoccolma. Incaricato di indagare sulla misteriosa scomparsa di Harriet Vanger avvenuta nel 1966 nella cittadina di Hedestad, viene coadiuvato dalla hacker Emo Lisabeth Sander (Noomi Rapace). E’ così che in una trepidante proiezione di quasi tre ore, seguiamo la lunga inchiesta di Blomquist e Lisabeth, che piano piano giungono a scoprire la verità profonda all’interno delle pieghe della famiglia Vanger. Un finale che lascia di sorpresa, ma forse non troppo, dati gli indizi disseminati all’interno del film, in cui lo spettatore ed i due detective corrono insieme verso la soluzione finale.
Uomini che odiano le donne
Oplev ci stupisce costruendo un film in maniera magistrale. Innanzitutto gli attori sanno rendere bene le caratteristiche del proprio personaggio soprattutto nei lunghi sguardi riflessivi. Una riflessività tuttavia lungi dall’essere scontata: pacato ma acuto lui, quasi holmesiano, fumina e matematica, lei. Sono presenti molto richiami al cinema ed alla visione di immagini: visori, macchinette fotografiche, un cinematografo. Alcune immagini che da essi scaturiscono sono sfocate, poco chiare, e spesso nascondono qualcosa, mentre gli attori sono avvolti da una bassissima illuminazione quasi da noir: richiamano l’idea che questa ricerca pian piano fa luce su eventi rimasti conchiusi nella cortina ( e dunque l’ombra) del tempo. I campi lunghissimi ci fanno godere di un po’ di rigida e fredda ambientazione scandinava. La prima impressione che ho avuto, è stata quella che Larsson ed Oplev hanno tentato di mettere in scena un qualcosa che assomigli alla Twin Peaks lynchana, asciugandola però dagli eccessi visionari e dalla scelte stilistiche azzardate.
Tuttavia anche il montaggio, piu’ di qualche volta, rompe le regole canoniche, e ci scaraventa, come spettatori attivi all’interno del mondo raccontato: un caso per tutti, basta notare lo strano zoom che viene effettuato, più volte nel corso del film, sul ritratto della scomparsa Harriet (esplicita citazione lynchana) e sulla sua espressione “ambigua”. Lo spettatore dunque è di nuovo chiamato attivamente alla soluzione del caso. In conclusione la pietra di scandalo, cioè l’eccessiva violenza e le tematiche sessuali che vietano la visione del film ai minori di 14 anni. Effettivamente molte scene sono piuttosto crude ed esplicite, sembrano quasi formare un contraltare rispetto ai momenti di calma e ricerca fatta al computer da Blomquist e Lisabeth. Tuttavia, data la presenza pressoché quotidiana in televisione di tematiche del genere, questa limitazione stupisce un poco.
Fortemente consigliato per gli amanti del cinema scandinavo (che non hanno scordato i fasti di Insomnia) e dei gialli pregressi nel tempo sullo stile del serial Cold Case.
Gabriele Scardocci