The Congress, la nostra recensione
Il film The Congress nelle sale a giugno: noi lo abbiamo visto in anteprima per voi. Ecco la nostra recensione di The Congress
Arriva nelle sale il 12 giugno 2014 ma noi lo abbiamo visto in anteprima e per i nostri lettori di Ultime Notizie Flash ecco la recensione di The Congress il film di Ari Folman che punta a colpire lo spettatore tra mille emozioni. Il film si divide in due parti, sia temporalmente che nella costruzione del film. Nella prima parte Robin Wright (la Genny di Forrest Gump), nella parte di se stessa, è un’attrice di successo ormai in crisi con due figli adolescenti a carico, di cui uno, Aaron, è affetto dalla sindrome di Usher che sta deteriorando le sue capacità visive e uditive. Riceve dalla Miramount (crasi tra Miramax e Paramount), che la tiene sotto contratto, un’ ultima irrinunciabile proposta: dopo anni di flop, crisi esistenziali, dipendenze da sostanze e capricci vari, Robin deve vendere allo Studio la sua identità cinematografica. Se dovesse accettare verrebbe scansionata nel fisico e nelle varie espressioni emotive in modo da creare poi al computer un alter ego digitale da fare recitare al suo posto in “tutti quei film che lei non ha mai voluto fare”. In cambio Robin riceverà una cospicua liquidazione in denaro, ma soprattutto la promessa di mantenere il suo alias digitale sempre trentenne. C’è un ma: lei non potrà mai più recitare, su qualunque set o palco, in qualunque contesto ed in qualsiasi parte del mondo per tutta la durata ventennale del contratto. Robin accetta.
Nella seconda parte del film sono passati 20 anni e Robin è diventata una icona del cinema trash d’azione di nome Triple R, Viene così invitata alla convention della Miramount perché il suo contratto è scaduto ed è quindi da rinegoziare. La realtà di quel mondo è ribaltata e onirica e a Robin viene fatta la proposta definitiva: cedere i suoi diritti di immagine per sempre per diventare una formula chimica che tutti potranno assumere per diventare Robin Wright.
Recensione – Il film è ispirato ad un classico della fantascienza, “il congresso di futurologia” di Stanislaw Lem (autore di Solaris) ma fortemente riadattato dal regista Ari Folman alla sua idea: le Major hollywoodiane tengono in ostaggio gli attori rendendoli dei burattini con il solo fine del profitto. Questa idea ovviamente è avulsa dal romanzo di Lem, ma da questo punto di partenza le due storie convergono e per molti aspetti l’una si confonde con l’altra. L’effetto fantasi è quello ricercato dal regista poiché qeusto genere aiuta molto nella narrazione di storie psichedeliche dettate dalla chimica: i colori accesi, le forme sinuose, le situazione liquide creano un’atmosfera che confonde e ipnotizza lo spettatore lasciandolo incollato allo schermo nel coinvolgimento più totale.
I Fulcri attorno a cui si dipana tutta la vicenda sono la mercificazione dei corpi degli attori e l’alienazione chimica della gente comune. I primi vengono trattati come mere immagini senza anima da plasmare e da vendere come prodotto ad un pubblico assuefatto dalla chimica usata sempre più per il distacco dalla realtà e dai suoi problemi (bellissima la scena del ritorno alla realtà in cui tutti i personaggi gaudenti nella realtà chimica era straccioni nella realtà vera.
Il regista riesce egregiamente a fondere l’animazione con il girato tradizionale, anzi sembra quasi che senza l’animazione non si sarebbero potute rendere al meglio quelle situazioni e quelle emozioni. I canoni del fantasy sono rispettati e superati con maestria. Non manca l’entità suprema, le Major, farmaceutiche nel romanzo, cinematografiche nel film, che controllano le menti con le sostanze chimiche ne creano due realtà parallele: quella degli eletti, distaccata dalla miseria che vive su metaforici dirigibile, e quella della povera gente persa nelle sostanze stupefacenti che non vive una vita reale ma sono un vita cerebrale parallela e illusoria.
Film sorprendente, dopo Walzer con Bashir altra stupenda prova del regista che riesce a sorprendere senza mai stancare lo spettatore. Finale bello e inaspettato. Da vedere.
Recensione a cura di Francesco Celso